Editoriale

Intervista alla nuova Presidente della Cooperazione Trentina - Luglio 2018

Signora Mattarei, da qualche settimana è presidente della Federazione trentina della cooperazione. Una delle prime questioni da affrontare sarà la definizione della squadra di governo. Che metodo di scelta applicherà per la selezione dei vice-presidenti e del comitato esecutivo? Il metodo è forma e sostanza. Reputo fondamentale la concertazione e la condivisione delle scelte, perché una squadra coesa e motivata può andare molto lontano. A patto però che si lavori tutti nella direzione del bene comune e della responsabilità collettiva, perché la concertazione non può diventare il pretesto per un compromesso al ribasso.

Il settore agricolo rappresenta una delle anime del movimento cooperativo. Dal suo osservatorio quale è la sfida del mondo agricolo per i prossimi anni? La sfida che il comparto sta affrontando con grande impegno è quella della sostenibilità della produzione agricola in relazione con l’ambiente e il territorio e delle alleanze per diventare più forti. L’agricoltura è da sempre uno dei settori trainanti della cooperazione, rappresenta le nostre radici, è un presidio fondamentale per garantire la vivibilità nelle zone di montagna ed inoltre esercita una forte attrattiva per i turisti che visitano la nostra meravigliosa terra. Occorre muoversi su queste direttrici, sia per continuare a garantire una buona qualità della vita a chi abita o visita in Trentino, sia per distinguerci rispetto ad una concorrenza molto spregiudicata soprattutto sui mercati esteri. >Il nuovo ruolo di capogruppo nazionale di Cassa Centrale Banca fa sì che i servizi un tempo erogati alle Casse Rurali trentine dalla Federazione ora siano erogati direttamente dalla capogruppo. Questo ha determinato il passaggio dell’intero settore credito, e dei relativi dipendenti, dalla Federazione a Cassa Centrale. Quali saranno le ripercussioni sull’azienda Federazione? E quale il rapporto con il mondo del credito dal suo punto di vista? Cominciamo dalla seconda parte della domanda. L’epocale riforma in atto - a prescindere dall’esito delle annunciate iniziative del Governo italiano - riuscirà a migliorare la capacità competitiva e l’efficienza delle banche cooperative. Ma il credito cooperativo è un patrimonio collettivo, e come tale va salvaguardato e valorizzato nella sua distintività rispetto alle altre banche. Il ruolo politico della Federazione è unanimemente riconosciuto, ora occorre ricercare nuove modalità e riempire di contenuti le quote associative pagate dalle Casse. Circa le ripercussioni concrete sull’azienda Federazione, esse hanno provocato, oltre al passaggio dei collaboratori del credito a Cassa Centrale Banca, anche un ambizioso piano di rilancio della Federazione, soprattutto nei servizi agli altri settori.Una sfida entusiasmante che accolgo con responsabilità e voglia di fare bene, ringraziando cooperatori e cooperatrici per la fiducia e la collaborazione che vorranno dare in questo ambizioso percorso. Anche nel mondo della cooperazione di consumo stiamo assistendo a importanti operazioni di riorganizzazione, sia tra le Famiglie Cooperative, sia a livello di Consorzio di riferimento, il Sait. Come vede il braccio di ferro tra Sait e Dao, e quali possono essere gli scenari futuri per la cooperazione di consumo? Guardi, la soluzione ce l’abbiamo sulla porta di casa, lo lasci dire a me che per tanti anni ho amministrato proprio una Famiglia Cooperativa. La ricchezza di punti vendita anche nei luoghi più lontani dal centro è un patrimonio che abbiamo solo noi. Ma spesso ce ne dimentichiamo. Rincorrere la concorrenza delle grandi catene che “occupano” le zone più popolate dei fondovalle può essere necessaria, ma potenzialmente pericolosa, come ampiamente dimostrato. Dobbiamo cercare risposte coerenti con la nostra “mission”: ad esempio, anche per iniziativa della Federazione, sono appena partiti i primi venti punti vendita qualificati come Sieg, ovvero servizi di interesse economico generale. Essi potranno fornire anche servizi diversi dagli alimentari (certificati comunali, permessi vari, distribuzione farmaci, eccetera). Ognuno deve fare bene il proprio lavoro: la cooperativa deve fare la cooperativa, e così il consorzio e naturalmente la Federazione. Se qualcuno deraglia, gli effetti ricadono su tutti. L’importante è mettere sempre al centro l’interesse delle cooperative. È da lì che occorre partire. Se ogni soggetto avrà chiaro questo concetto, penso si riuscirà a trovare la quadra anche nei rapporti tra il consorzio Sait e la cooperativa Dao. Il settore LSSA (cooperative di lavoro, sociali, servizi e abitazione) oggi non esiste più e al suo posto si sono costituiti il settore “Lavoro e servizi” e quello “Sociale e abitazione”. Che ruolo avranno questi due settori nel futuro della cooperazione trentina e cosa farà la Federazione per agevolarne lo sviluppo? La separazione in due del comparto “Lssa” è un segnale che il comparto è in crescita, e questo è  bene. Sono cooperative che, ognuno nel proprio ambito, hanno saputo innovare con nuovi servizi e attività, conquistando nuovi spazi. In più, esse rappresentano uno degli sbocchi più promettenti per la costituzione di nuove cooperative (ad esempio, il comparto delle Ict rappresenta anche una ottima opportunità lavorativa per i giovani). Se i settori tradizionali sono ormai “maturi” e tendono a consolidare le proprie posizioni, queste cooperative rappresentano il nostro futuro.