Editoriale

Al via il decreto sulle comunità energetiche, un passo in avanti per la produzione e la condivisione di energia rinnovabile - Marzo 2024

Entro il 2030 oltre il 70 per cento dell’energia elettrica deve essere prodotto da fonti rinnovabili. A decretarlo è il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. A questo obiettivo contribuiranno fortemente le comunità energetiche che mirano alla produzione e consumo dell’energia a partire dal basso. Il 24 gennaio scorso è stato approvato il decreto ministeriale che stimola la nascita e lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso in Italia.

 

tre anni dal recepimento della direttiva europea che le istituisce, le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) potranno finalmente accedere agli incentivi economici promessi. Il ministero dell’Ambiente ha infatti pubblicato il relativo decreto dopo aver ottenuto il necessario via libera prima dall’Ue e poi dalla Corte dei conti. Ma che cosa è una CER (comunità energetiche rinnovabili)? Una CER è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti su scala locale. Una comunità che aggrega produttori da fonti rinnovabili e consumatori di energia. L’energia elettrica rinnovabile può esser condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori,  grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione. L’obiettivo principale è quello di fornire benefici ambientali, perché utilizzando l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili si contribuisce all’abbattimento della quantità di CO2 in atmosfera; economici in quanto si contribuisce all’indipendenza energetica del paese, diminuendo la necessità di “importare energia” dall’estero; sociali perché l’energia prodotta da fonti rinnovabili viene condivisa tra i cittadini membri della Comunità Energetica secondo un vero e proprio spirito comunitario. Tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere inseriti in una CER come unità di produzione. Sono quindi inclusi gli impianti fotovoltaici, ma può essere inserito qualunque tipo di impianto rinnovabile,  idroelettrico, eolico, biogas, biomasse solide ecc . Per le sole CER i cui impianti di produzione sono ubicati in Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo comunitario ( PNRR) in conto capitale, pari al 40% del costo dell’investimento, a cui possono aggiungersi altri incentivi provinciali. In Trentino sono sette comunità energetiche rinnovabili (CER) pronte a partire. In Aprile verranno aperti i portali a cui fare domanda sia per l'incentivo tariffario che sulla parte del finanziamento in conto capitale. Gli incentivi che non verranno scontati direttamente in bolletta ma andranno alle comunità energetiche che poi potranno ridistribuirli o investirli, mentre i fondi comunitari (Pnrr) saranno destinati all'installazione di nuovi impianti. Dal momento che, per legge, lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’associazione o della cooperativa. Si possono costituire comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via. L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo… una grande  opportunità per la cooperazione trentina,  che infatti sostiene cinque delle comunità quasi operative in Trentino e collabora alla costituzione di altre 15.