Editoriale

E’ ancora valido il motto “Uno per tutti, tutti per uno”? La lezione di un riformatore visionario - Gennaio 2019

Il 2019 è un anno storico per la cooperazione trentina e in particolare per le casse rurali. La Banca d’Italia, con delibera del 18 dicembre scorso, ha disposto l’iscrizione del Gruppo Bancario Cooperativo “Cassa Centrale Banca” nell’Albo dei Gruppi Bancari, con decorrenza dal primo di gennaio 2019. Cassa Centrale Banca è quindi la prima Capogruppo italiana ad aver raggiunto questo significativo traguardo.

Un Gruppo che vede affiliate 85 Banche di Credito Cooperativo, con una struttura composta da 11.000 dipendenti, oltre 1.500 filiali e un patrimonio netto di 6,7 miliardi di Euro. Un percorso, quello del credito cooperativo, che ha le sue radici storiche nell’idea visionaria del tedesco Friedrich Wilhelm Raiffeisen di cui si sono recentemente festeggiati i 200 anni dalla nascita (1818-2018) e la cui azione non si è solo limitata ad ispirare la nascita di banche in forma cooperativa ma ha dato vita ad un modello di cooperazione che è ancora vivo e presente nel tessuto sociale ed economico di molti Paesi. Oggi infatti, ci sono al mondo 2 milioni e mezzo di società cooperative e 1 miliardo e 200 milioni di soci di cooperative, ed è proprio a Raiffeisen che si attribuisce lo slogan ancora usato per definire il modello cooperativo, “L’unione fa la forza”. Idee che non sfuggirono a don Lorenzo Guetti, a cui si deve l’applicazione del modello raiffeiseniano in trentino e la costituzione, nel 1892, della prima cassa rurale proprio nelle Giudicarie a Quadra, nel Bleggio. L’impatto di questo modello, la sua rapida diffusione e il successo della cooperazione nei diversi settori di attività economica, non solo in Germania ma in tutta Europa spinsero i grandi pensatori dell’Ottocento ad affrontare la questione, indagando sul ruolo sociale del movimento cooperativo e sulle ricadute che questo modello di produzione stava alimentando. In Germania fu nel 1867 la prima regolamentazione normativa delle società cooperative, le quali furono definite “società a comunione di beni per fini commerciali”, cioè strutture produttive non alternative ma interne ed integrate al mercato capitalista e complementare agli altri modelli di produzione. In qualsiasi parte del mondo la cooperazione ha vissuto e vive gli stessi problemi delle imprese di capitale: globalizzazione, mutamento tecnologico ed organizzativo, necessità di rispondere ai bisogni emergenti degli utenti, contemporaneamente, ha dovuto e deve affrontare le particolari sfide legate alla loro specifica natura di organizzazioni volontarie ed aperte, con controllo democratico a partecipazione economica dei soci. Il maggiore sforzo è probabilmente quello di dover essere competitive pur mantenendo la loro natura specifica: raggiungimento di risultati economici e redditività (come le imprese di capitali) ma anche miglioramento del benessere personale, sociale ed anche finanziario dei soci (siano essi società o persone fisiche) e della comunità in cui operano. Oggi con particolare riferimento all’Italia e al nostro Trentino stiamo assistendo a una profonda riforma del credito cooperativo avviata dalle Legge n. 49/2016, di cui il Gruppo Cassa Centrale Banca è il risultato a trazione trentina, a conferma della storica capacità della cooperazione di credito nel definire soluzioni organizzative innovative che possono anche essere modello per altre realtà omologhe. Oggi fare banca è molto difficile e complesso. Le sofferenze delle imprese e delle famiglie sono diventate sofferenze delle banche, e come tali sottoposte al rigore dei controlli e all’imposizione di severe norme per riportare gli istituti ai livelli di solidità patrimoniale che vengono richiesti da normative sempre più stringenti e da regolatori sempre più esigenti. Una riforma storica quindi, che nasce dalla necessità di tutelare i risparmiatori e che segna un nuovo ciclo di sviluppo del credito cooperativo, per affrontare le sfide dei moderni scenari sociali ed economici. No, se consideriamo che la visione di Raiffeisen consiste nel rafforzare nell'uomo la fiducia necessaria a ottenere i cambiamenti partendo dall'assunto che ciò che non è realizzabile per il singolo individuo è alla portata di molti. Ricorrono spesso nell’idea raiffeiseniana le parole: fiducia, cambiamento, responsabilità. Il Presidente del Gruppo Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi, ci ricorda che l’eredità storica di Raiffeisen trasmette la necessità di affrontare con coraggio la sfida del cambiamento, con l’obiettivo di evolvere un sistema di banche radicate nelle proprie comunità e orgogliose della propria storia, in un sistema di banche locali autonome e competitive, organizzate in un moderno Gruppo Bancario Cooperativo Italiano.