Le aree urbane

Le metropoli competono per l’organizzazione di eventi di risonanza mondiale come le Olimpiadi invernali di Torino 2006 o EXPO di Milano 2015, che oltre alle opere legate specificatamente all’evento offrono un’occasione unica per intervenire sulle infrastrutture di collegamento e sul tessuto urbano.

Le città medie come i capoluoghi di provincia, a loro volta si propongono per realizzare nei territori di loro pertinenza strutture, istituzioni o poli d’eccellenza che le abiliteranno ad entrare nei grandi circuiti internazionali attraverso la partecipazione a reti minori. Basti pensare che Trento ha ottenuto di essere l’unico nodo italiano dell’Istituto Europeo di Tecnologia, insieme a città come Parigi, Londra, Berlino, Eindhoven, Stoccolma, Budapest e Helsinki. O ancora alle iniziative o istituzioni culturali come il MUSE che ben si prestano a fornire una nuova caratterizzazione alla città.

La metamorfosi stà interessando la natura stessa delle realtà urbane, con un cambiamento che non è più di scala ma di genere e che le porta a diventare - oltre al resto – anche un prodotto riconoscibile con un brand esportabile e valutabile sul mercato globale.

Questa mutazione sostanziale ha bisogno, per essere compiuta di una cittadinanza di nuovo tipo, di un ambiente sociale di alto livello e privo di tensioni sociali, ha bisogno di attrarre e accogliere professionisti, manager, creativi.

Le città si ridisegnano in base a queste nuove esigenze, cambiando le loro qualità, intese qui come caratteristiche. Ed entra allora in gioco la parola “riqualificazione” che sebbene sia spesso fatta passare sotto l’accezione di “aumento di qualità” sta a significare semplicemente “cambio di qualifica”.

I servizi al cittadino

La crescita economica di per sé non basta, lo sviluppo è reale solo se migliora la qualità della vita in modo duraturo. Nella sua accezione più ampia, il concetto di sostenibilità implica la capacità di un processo di sviluppo di sostenere nel corso del tempo la riproduzione del capitale economico, umano/sociale e naturale.

L’elemento centrale di questa definizione è la necessità di cercare una equità di tipo intergenerazionale: le generazioni future hanno gli stessi diritti di quelle attuali. Si può evincere, inoltre, un riferimento all’equità intragenerazionale, ossia all’interno della stessa generazione persone appartenenti a diverse realtà politiche, economiche, sociali e geografiche hanno gli stessi diritti.

In tale ottica, la sostenibilità è, dunque, da intendersi non come uno stato o una visione immutabile, ma piuttosto come un processo continuo, che richiama la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo: Ambientale, Economica e Sociale.

Il concetto di sviluppo sostenibile si sostanzia in un principio etico e politico, che implica che le dinamiche economiche e sociali delle moderne economie siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera indefinita.

Il lavoro

Un fatto da tempo acquisito è che nell’epoca attuale, il fattore di sviluppo principale è la cooperazione, sia quella che si realizza all’interno della singola impresa, sia quella che configura l’intero sistema economico.

L’impresa di successo, oggi, è una learning organization, un’organizzazione cioè che fa della creazione e condivisione di conoscenza il proprio fattore di vantaggio comparato, facendo leva sulle motivazioni, estrinseche e intrinseche, di tutti i suoi collaboratori. È la compresenza armoniosa di relazioni cooperative e competitive tra gli stessi lavoratori, oltre che tra lavoratori e impresa, a rendere praticabile il modello alternativo e basicamente diverso da quello fordista, basato sul calcolo dei tempi di lavoro e sull’esecuzione di mansioni codificate in protocolli.

Anche a livello di sistema economico è oggi acquisito che competizione e cooperazione sono come facce della stessa medaglia. E dunque che l’obiettivo da perseguire è giungere a un modello di competizione cooperativa che valga a sostituire l’ormai obsoleto modello di competizione posizionale, basato sul presupposto di mors tua, vita mea: occorre sconfiggere l’altro per esaltare se stessi.

Al contrario, oggi sappiamo che la cooperazione tra stakeholder è altrettanto importante della competizione tra gli stessi. Esiste infatti una soglia critica nell’intensità competitiva oltre la quale i benefici associati all’aumento dei livelli delle prestazioni sono inferiori agli svantaggi attribuibili alla demotivazione e alla perdita di identità di coloro i quali restano esclusi o emarginati dalla gara del mercato.

Trento domani

Non è scontato per una città avere una chiara visione di sé, di come si immagina e come desidererebbe evolvere nel breve, medio e lungo termine.

Trento in questo rappresenta una felice eccezione, che le permette, grazie a questa consapevolezza, di cercare di evolvere in continuità tra passato e futuro. Il lavoro svolto dall’amministrazione comunale fin dal 2000 attraverso un percorso di pianificazione strategica partendo dalla pianificazione esistente, recuperando all’interno dei vari piani realizzati (piano regolatore, piano sociale, piano della mobilità, …), gli elementi centrali e coerenti con una evoluzione intelligente della città hanno consentito di posizionare Trento tra le migliori città d’Italia e del mondo.

Dalle pratiche partecipative, all’attenzione per l’ambiente, al focus sulla mobilità alternativa e al maggiore utilizzo delle possibilità offerte dalla telefonia mobile, si è creato il paradigma della città intelligente, che richiede ora una maggiore sistematicità e progettualità.

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