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L’educazione finanziaria come contrasto alla precarietà - Dicembre 2018

Lo scorso ottobre è stato Il mese dell’educazione finanziaria. L'obiettivo è chiaro, quello di fare in modo che tutti dispongano delle conoscenze finanziarie di base utili per fare scelte adeguate alla propria situazione e coerenti con le proprie preferenze. Una questione centrale per sè stessi e la propria famiglia.Ma parlare di gestione del proprio bilancio è sempre difficile e la domanda su come sia possibile fare un’educazione finanziaria che scaldi il cuore, se lo chiedono anche esperti del settore come ad esempio il prof. Becchetti professore all’Università Tor Vergata di Roma.

Sì perché è fondamentale aiutare le persone a capire che il rischio è invisibile ma esiste sempre e bisogna imparare a gestirlo. Assumersi dei rischi è in un certo modo una virtù ma assumersene troppi no. Capire che in finanza non ci sono “pasti gratis” e che se vuoi una cosa che rende molto significa che dietro c’è un rischio alto, cosi come imparare a capire che un rischio c’è sempre e vederlo, assumendosi delle responsabilità è un primo punto importante da affrontare. Un secondo punto molto profondo che c'è dentro l’educazione finanziaria è che oggi viviamo in una società dell’azzardo, quella del povero che spera con la lotteria di risolvere i suoi problemi o dello speculatore che usa l’ingegneria della finanza per trarre, o meglio tentare di trarre profitti altissimi in poco tempo. L’azzardo ha in comune un problema filosofico, quello di voler anticipare ad oggi i raccolti dei prossimi 10 anni. Alcuni sostengono che la migliore terapia all’azzardo sia l’agricoltura sociale. Il contatto con la natura, con il ritmo naturale della semina, del raccolto della fatica, certo il grande compito dell’educazione finanziaria è quello di guarire le persone dall'azzardo, dal tutto e subito. La cosa curiosa che emerge da tutti gli studi fatti in questo settore, è che mediamente pochi sono alla finanza (in quanto materia) anche se in molti vogliono investire i propri risparmi. Non c'è alcun dubbio che non possiamo diventare tutti esperti e che la nostra vicina di casa pensionata non potrà mai addentrarsi nei meandri dei rischi finanziari. Ma questi rischiano di essere solo alibi in un mondo che si evolve a un ritmo incessante e con esso le sue complessità. Lo stesso dicasi per la consulenza indipendente (per intenderci quella in cui viene pagata una parcella e dunque priva di conflitti di interessi rispetto ai prodotti venduti), il cui valore è riconosciuto esclusivamente da chi ha un buon livello di cultura finanziaria. Siamo cresciuti con titoli di stato che avevano rendimenti alti e sicuri, che ci evitavano inutili complicazioni o grattacapi finanziari, una pensione sicura e uno stato sociale che ci supportava in tutto. Quel mondo è finito ormai da un po'. Il risparmiatore deve accorgersene e tentare di difendersi. Ma quel che più preoccupa e che dovrebbe sollecitare idee e proposte in termini di educazione finanziaria è l’aumento del numero di persone e famiglie in condizione di difficoltà, che non hanno solo il problema dell’avere pochi soldi ma anche quello di sapere come spenderli bene. Leggiamo e constatiamo quotidianamente di situazioni di precarietà come fenomeno crescente anche nel nostro Trentino, nelle nostre comunità, di contesti famigliari con due o tre finanziamenti aperti, che mettono le persone in una condizione di fatica ad arrivare alla fine del mese. L’aiuto a queste persone non puo’ essere moralista o basato su azioni che evocano il controllo, il giudizio, la sanzione ma devono fare leva sulla capacità di autodeterminazione delle persone, rispettosa della loro . Il mondo della cooperazione sociale può intervenire in collaborazione con l’ente pubblico (laddove vi sia la richiesta di contributo o sussidio) nella costruzione di nuove forme di servizio proprio a rinforzo di quella autodeterminazione che è l’unica strada che le persone hanno per riscattarsi e trovare forza e risorse per una ripartenza. Gli spunti posso essere numerosi: Partire dalle scelte di medio e lungo periodo delle persone, individuare gli obiettivi della famiglia, fare informazione/formazione per illustrare alla famiglia gli strumenti economici e finanziari a loro disposizione per il raggiungimento dei propri obiettivi esistenziali e a distanza di un periodo di tempo incontrare nuovamente la famiglia per fare il punto su come è andata tenendo conto degli inevitabili cambiamenti intervenuti. Un nuovo modo insomma di intendere il supporto economico alle persone o alle famiglie in difficoltà, orientato non a un rimedio temporale ma a definire un contesto economico e personale di grande cambiamento e a fornire gli strumenti base per affrontarlo.