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Il ruolo delle donne nella cooperative delle Giudicarie - Febbraio 2019

E’ un percorso di emancipazione lento e ancora in corso quello delle. Una ricerca realizzata dalla Fondazione don Lorenzo Guetti in partenariato con l'Associazione Donne in cooperazione e la Fondazione Museo Storico svela la condizione femminile dall’inizio del Novecento nel movimento cooperativo in Giudicarie. La ricerca, realizzata grazie ad interviste di socie storiche della Cassa Rurale Don Guetti e alla consultazione degli archivi storici della stessa, fa emergere emerso un quadro nitido della condizione femminile nel corso del Novecento.

Nei primi decenni la presenza femminile nella partecipazione, per non dire nella gestione di società cooperative, era ridottissima. In riferimento alla Cassa Rurale Don Guetti ad esempio, tra il 1892 e il 1928 risultano in tutto 52 socie, limitata prevalentemente alle vedove che subentravano al posto dei mariti defunti. Nel corso degli anni tuttavia si rivela una lenta emancipazione, con la comparsa di clienti e socie imprenditrici fino a donne non coniugate che gestiscono autonomamente le proprie risorse. Tuttavia a lungo l'art. 6 dello statuto delle Casse ha recitato che “le donne possono esercitare il diritto di voto solo a mezzo di un procuratore che dev’essere membro della società”. Alle donne non era quindi riconosciuta libera e autonoma possibilità di intervento in assemblea, nonostante per la legge asburgica le donne avessero il diritto di amministrare i propri beni, a differenza delle italiane che per lungo tempo ancora sarebbero rimaste sotto la potestà assoluta del padre o del marito. Oggi c’è una presenza di soci e socie ancora sbilanciata a favore degli uomini ma con un netto recupero della componente femminile. Stessa cosa non si può dire per quanto riguarda consigli di amministrazione e dirigenza, dove permane ancora un importante divario. A fronte dell'indiscutibile apporto in termini di talenti e competenze che le donne offrono all'economia e alla società, le discriminazioni si mantengono solide, nei fatti se non nelle dichiarazioni. In questo senso molto potrebbe fare una politica attenta che punti a percorsi educativi inclusivi, e a un’organizzazione del lavoro che valorizzi le differenze portando avanti e consolidando alcune buone pratiche di sviluppo implementate nel nostro territorio. L’Associazione Donne in Cooperazione ha già inserito nella sua programmazione per il 2019 numerose iniziative formative, e non, a sostegno dell’innovazione organizzativa delle cooperative in cui siano riconosciuti i valori della democrazia, uguaglianza, solidarietà e responsabilità sociale. In particolare continuerà l’attività di sensibilizzazione per favorire un clima aziendale diffuso di rispetto dove le relazioni interpersonali siano basate su principi di uguaglianza e reciproca correttezza.