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Un Festival per parlare di Economia Civile - Marzo 2019

A fine marzo si è tenuta nel salone del Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, una tre giorni di confronto, dibattito e buone pratiche per una economia al servizio del bene comune, inclusiva, partecipativa e sostenibile. Un vero e proprio Festival Nazionale che inserisce il termine “civile” accanto alla parola “economia” e che ha come obiettivo quello di avviare un ampio dibattito su quali modelli siano davvero in grado, sia a livello nazionale che locale, di costruire soluzioni in grado di generare benessere diffuso e ri-innescare quel circuito della fiducia che è il primo collante di ogni relazione sociale. 

Sono tante le buone pratiche che esistono anche nelle nostre giudicarie, capaci di coniugare profitto e impatto sociale; sono storie di piccoli imprenditori e imprenditrici dello sviluppo sostenibile e di comunità che stanno coltivando quei semi del cambiamento che possono davvero trasformare la realtà. Una nuova generazione d’imprenditori “ambiziosi” e generativi che guardano non solo al profitto ma anche all’impatto sociale delle loro azioni e che incarnano le loro azioni nelle tante nuove forme emergenti d’impresa come le imprese cooperative, imprese etiche, solidali, socialmente responsabili. L’agricoltura sociale ad esempio è una realtà ben consolidata. Secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, in Italia si registra ogni anno una crescita costante del 25%. Anche la Comunità di valle e la Provincia, in maniera diretta o indiretta, stanno riservando sempre più attenzioni ai programmi di welfare territoriale. Inclusività e integrazione sono infatti gli obiettivi ad esempio: una fattoria a tutti gli effetti, gestita da più persone che si costituiscono come soci e che collaborano affinché l’attività sia economicamente sostenibile. I frutti vengono venduti al mercato come in qualsiasi altra impresa zootecnica o agricola, ma a differenze delle classiche fattorie, qui vengono svolti anche percorsi riabilitativi, terapeutici e reintegrativi. Per alcuni, questa esperienza si trasforma in un’opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro, attraverso l’acquisizione di tecniche professionali e pratiche agricole; per altri, soprattutto per gli anziani, è un’occasione di aggregazione e riscatto sociale. Dall’unione delle competenze delle cooperative agricole e quelle sociali, si possono sviluppare occasioni di occupazione con la creazione di attività educative per i bambini, di sostegno a persone con disabilità e disagio sociale e di reinserimento lavorativo. Analizzare quali sono i comparti, oltre a quelli tradizionali, di possibile futuro sviluppo dell’agricoltura, dal biologico all’agricoltura sociale passando per i progetti di filiera produttiva, rappresenta non un’alternativa ai modelli di produzione tradizionale ma una complementarietà, un elemento di maggior ricchezza finalizzato a generare una soglia di benessere minimo diffuso e al contempo un’alternativa di attrattività turistica. Le aziende agricole interessate ad avere maggiori informazioni o ad entrare a far parte di un progetto di agricoltura sociale devono iscriversi a una rete locale (consorzio, associazione, circolo, cooperativa ecc.) e rivolgersi all’Ufficio servizi sociali del proprio comune. È possibile rivolgersi anche alle ASL per conoscere i distretti socioassistenziali locali attivi e aumentare così le possibilità di stipulare una convenzione. Se invece si vuole accedere ai finanziamenti pubblici, le possibilità migliori sono quelle offerte dal Fondo Sociale Europeo, in particolare dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020