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Cooperazione: manca una strategia - Agosto 2019

Nel corso degli ultimi cinque anni il movimento cooperativo trentino e i soci delle 480 società che lo costituiscono hanno vissuto chi più direttamente chi attraverso la stampa una comprensibile inquietudine. L’equilibrio storico tra la funzione sociale della cooperazione e la necessità di una sana gestione dell’impresa cooperativa ha ridefinito il perimetro di gioco delle società e dei consorzi cooperativi, obbligandoli a scelte dolorose e facendo entrare la cooperazione in una nuova fase storica.

La scelta della responsabilità sociale oggi nasce e vive, almeno per quanto riguarda la cooperazione, da un’adesione simbolica a dei codici identitari ma l’inquietudine di questo momento storico resta e forse è dovuta a una visione poco chiara, del futuro della cooperazione. Quale strategia per il sistema cooperativo del prossimo decennio? La risposta probabilmente la troveremo tornando alla domanda più elementare di tutte: cos'è il lavoro? E quale sono le modalità per generare nuovo lavoro? Mentre oggi le imprese e il mercato in generale mette grande enfasi su parole quali "Crescita", "Innovazione", "Centralità del socio e del cliente" il modo in cui oggi tentiamo di inseguire questi stimoli punta inesorabilmente verso la riduzione dei costi e l'efficienza, contrassegnati da segnali trimestrali con la pressione a muoversi su quella strada più velocemente, poiché affollata e piena di difficoltà. Il rischio però è che riduzione dei costi ed efficienza non siano sufficienti nel medio lungo periodo. Focalizzare gli sforzi sull'efficienza, mantenere i costi sotto controllo e trovare modi per aumentare la velocità e ridurre gli sprechi fa si che ogni successivo giro di guadagni diventi sempre più difficile da perseguire in un mondo che cambia rapidamente. Concentrarsi sui costi tra l’altro, significa talvolta diminuire la capacità di investimenti e perdere opportunità più grandi. Nemmeno le nuove tecnologie, se utilizzate dentro l’approccio di fare crescita attraverso i tagli e l’efficientamento, quindi a rendimenti decrescenti,  rischiano di essere utili nel tempo. Anzi al contrario potranno alimentano un crescente senso di vittoria-perdita tra imprese e lavoratori, aumentando l'ansia e la sfiducia in modi improduttivi per tutte le parti. Per rispondere alla domanda cos’è il lavoro dovremmo: - spostare l'attenzione su quale è l'obiettivo del lavoro, parlando meno di efficienza e più di generazione di valore; - ridefinirne il significato, descrivendolo non tanto come esecuzione di compiti ma capacità di risolvere problemi e cogliere opportunità non visti: - coltivare e utilizzare le nostre qualità umane passando dalle competenze alle capacità. Realizzare l'opportunità del futuro del lavoro richiederà una ridefinizione fondamentale del lavoro stesso, che ben si sposa con i principi di mutualità della cooperazione, e delle sue organizzazioni in cui le persone contano. La cooperazione proprio per sua natura deve prendere seriamente questa opportunità. Ma questo implica anche una trasformazione: qualcosa deve cambiare. Fortunatamente questi cambiamenti non avvengono in una volta sola. C'è un percorso da fare che non deve necessariamente proporre continue contrapposizioni o risolversi in dialettiche di scarso pragmatismo lontane dalla politica del fare che caratterizza il movimento cooperativo fin dalle sue origini, vi è urgenza di una guida unitaria che avvii una nuova fase storica.