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Famiglie in campo: semi di comunità - Dicembre 2019

E’ il titolo di un interessante e innovativo percorso di formazione promosso dalla Fondazione Don Lorenzo Guetti che si è concluso a fine ottobre scorso e che ha riguardato lo scambio di testimonianze genitoriali e di buone pratiche relazionali in ambito educativo. Il percorso è stato coordinato da  Ignazio Punzi, psicoterapeuta familiare, psicologo di comunità, formatore e presidente dell’Associazione “L’aratro e la stella”. Gli incontri sono stati ospitati al Centro Pastorale della Parrocchia di Santa Croce del Bleggio. Abbiamo incontrato il dott. Punzi per capire meglio di cosa si è trattato.

Buongiorno dott. Punzi, può spiegarci come si è articolato il percorso e che metodo avete utilizzato? Il percorso, promosso dalla Fondazione don Lorenzo Guetti e co-finanziato dal Piano Giovani di Zona delle Giudicarie Esteriori, si è articolato in quattro incontri serali e un weekend, in cui anche i figli, di età compresa tra 2 e 18 anni, stati coinvolti. Il percorso ha utilizzato una metodologia laboratoriale cooperativa e di partecipazione attiva. Proprio per questo non c’erano argomenti predefiniti: sono stati gli stessi partecipanti a individuarli, partendo dai propri bisogni genitoriali e relazionali. Gli argomenti scelti sono stati: Il passaggio dal figlio ideale al figlio reale, la potenza educativa dello sguardo, diventare capaci di dare parola a sentimenti e emozioni, la preadolescenza e l’adolescenza, rileggere la propria storia di figlio/a, il ruolo materno e quello paterno, la valenza educativa della comunità. Il metodo utilizzato costituisce il vero contenuto del percorso, la sua novità. I presupposti che lo fondano sono questi. Primo: la vita non passa attraverso i concetti né attraverso le ricette (ammesso che esistano) dei cosiddetti “esperti”. La vera forza vitale che ci nutre si sprigiona solo all’interno di relazioni, nelle trame comunitarie. Secondo: l’atteggiamento educativo efficace è quello che riesce a tenere insieme almeno quattro dimensioni: la cura dei propri figli, la cura della propria famiglia, la cura della propria interiorità, la cura della propria comunità. Terzo: il vero soggetto educante è la comunità. Una comunità che educa efficacemente è costituita da persone e famiglie che si raccontano e che si scambiano beni immateriali e beni relazionali. Persone che osano uscire dalle proprie individualità autosufficienti per andare a costituire luoghi di incontro, di fiducia, di dialogo aperto e profondo, di festa e convivialità, di vera umanità e sostegno reciproco. Sono emblematiche le testimonianza che hanno riferito alcuni papà (inizialmente restii a partecipare a questa tipologia di percorsi) nell’incontro conclusivo: “Questa sera avevo proprio voglia di venire, significa che mi sono trovato bene! E non pensavo. Mi ha fatto piacere il clima che si è creato nel gruppo. Ho condiviso cose profonde con persone che già conoscevo, ma con le quali avevamo avuto sempre rapporti superficiali. Mi è molto piaciuto lo stile di conduzione.” "Sono contento che siamo riusciti a partecipare come coppia. Il gruppo mi è piaciuto molto e il percorso mi ha fatto crescere. Ho capito cose che ora sto cercando di mettere in pratica.” “Ho sfruttato la giornata con i figli per andare al nocciolo di questioni importanti. Da anni avevo voglia di farlo! Dovremmo continuare.” “Sono andato via dall’incontro con i figli con la voglia di ascoltarli di più. È un percorso da portare avanti.” “Ho partecipato solo agli ultimi due incontri, mi è piaciuto molto. Credo di aver recuperato qualche posizione con i figli. Ora mi ascoltano di più. Questi incontri mi hanno aiutato a riflettere, mi sono accorto che prima reagivo agivo molto più d’istinto. Mi piacerebbero altri incontri con tutta la famiglia intera” Quanto è importante la partecipazione della coppia a incontri di questo tipo? Visti i presupposti di cui ho parlato prima, la partecipazione ideale è sempre quella che comprende la presenza di entrambi i genitori. Per diversi motivi. L’educazione è compito di tutti, non ci sono deleghe. È necessario costruire una coerenza educativa tra genitori. Percorsi simili, con una metodologia interattiva e di co-costruzione, costringe la coppia genitoriale a dialogare tra loro e a mettersi in un atteggiamento di confronto con le altre famiglie. Le consapevolezze acquisite è bene che diventino patrimonio comune, altrimenti si corre il rischio di creare ulteriori distanze tra genitori. Oggi siamo di fronte a enormi cambiamenti epocali. Questi cambiamenti comportano sfide nuove per la politica, per la cultura, per le comunità, per le religioni, per la scuola, per le famiglie. L’educazione dei nostri ragazzi, ovviamente, non è immune da questi cambiamenti.
Personalmente sono convinto che la sfida più grossa risieda nell’interpretare questi cambiamenti dando risposte adattative positive, evolutivamente efficaci. Nella storia dell’umanità ogni cambiamento epocale è stato accompagnato da una reazione umanamente comprensibile ma rischiosissima: la paura dell’altro, la paura del futuro. Oggi le comunità, la politica, le famiglie, e tutte le agenzie educative (scuola, chiesa, sport) devono seriamente interrogarsi se sono capaci di infondere alle nuove generazioni sentimenti di apertura e di fiducia. Quale il rischio maggiore? Quello di rinchiuderci nelle nostre sicurezze, di difenderci dall’altro, di rifugiarci in un individualismo che è portatore solo di morte.
La paura ha il fiato corto! I figli cresciuti nella paura del mondo, dell’altro, del futuro, saranno inevitabilmente più disadattati di coloro educati, invece, alla fiducia, all’incontro, all’esplorazione, al viaggio. Per questo c’è necessità di costruire alleanze educative, come si è fatta carico la Fondazione don Lorenzo Guetti, anche per interpretare e dare risposte condivise e inedite alle sfide contemporanee.