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Il Tramonto dell’accoglienza - Gennaio 2021

Il Trentino sta rinunciando a quanto costruito negli ultimi dieci anni in tema di accoglienza, compreso l’effetto “moltiplicatore” di ogni euro speso per i migranti. È quanto emerso dalla ricerca commissionata ad Euricse per capire quale impatto ha avuto il Decreto “Sicurezza e immigrazione” del 2018 sul sistema di accoglienza trentino. La ricerca è stata pubblicata  (organismo pastorale della CEI) nella collana “Quaderni”.La ricerca commissionata ad Euricse da una rete di enti trentini tra cui la Cooperativa sociale Arcobaleno, Centro Astalli Trento, Atas del Trentino, Cgil del Trentino e Kaleidoscopio, è basata sui dati messi a disposizione dal Cinformi e dal Servizio statistico della Provincia.

Nella prima parte della ricerca emerge come in Trentino, fino all’entrata in vigore del Decreto Sicurezza e Immigrazione del 2018, esistesse un sistema di accoglienza centralizzato e ben funzionante, basato sul coordinamento di circa 20 enti gestori. Due terzi del totale dei richiedenti asilo sono sempre stati ospitati a Trento e Rovereto mentre per l’accoglienza del restante 30% erano coinvolti i territori comunali. Il 2018 ha visto un cambio di tendenza per il numero di richieste di asilo in Trentino, come nel resto d’Italia, con la conseguente riduzione di persone accolte e una diminuzione delle strutture ospitanti (84 strutture nel 2019 contro le 170 dell’anno precedente). Una riduzione dovuta ai cambiamenti introdotti dal D.L. 113/2018 che hanno soprattutto riguardano un sostanziale taglio delle risorse dedicate all’accoglienza tradotto nella cancellazione del permesso di protezione umanitaria, nella trasformazione del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) in Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI) e nella cancellazione dei servizi di integrazione per i richiedenti asilo. Guardando alle ricadute sulle attività produttive in termini di beni e servizi, lo studio evidenzia che ogni euro speso per l’accoglienza ha generato complessivamente nel sistema economico trentino quasi due euro di valore della produzione (1,96) e che le conseguenze della mancata accoglienza, a fronte di un risparmio di spesa, aumentano i potenziali costi diretti e indiretti generati dalla riduzione dei servizi di accoglienza, orientamento al lavoro e integrazione. Basti pensare al rischio di aumento delle fragilità socio-sanitarie alle quali i servizi territoriali devono rispondere. Duro ma realistico l’intervento di  Fondazione Migrantes: “Minori sono le risorse e competenze che riusciamo a dedicare alle persone più fragili e maggiori saranno le risorse che dovremmo investire in assistenza e in spese sanitarie, finendo spesso col mantenere le persone in uno stato di dipendenza e marginalità che fa male ai diretti interessati ma anche alle comunità nel suo complesso”. L’auspicio della ricerca è che vi sia più consapevolezza in merito alla opportunità, dirette e indirette, che possono arrivare dall’accoglienza per favorire ogni territorio a riorientare le scelte politiche e organizzative in riferimento a questo ambito, ritornando ad una concezione delle politiche sociali come motore e anima del bene e dell’interesse comune.