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Una scuola che cambia - Febbraio 2021

A partire dall’inizio del nuovo millennio, il prorompente ingresso delle tecnologie digitali nelle nostre vite ha senza dubbio rivoluzionato il nostro modo di stare, agire nel mondo, vivere le relazioni interpersonali. Ha persino modificato i modi stessi dell’apprendere e, se è vero (come attestato da recenti ricerche) che un bambino oggi impara ad usare un tablet ancor prima di prendere in mano una penna…ne vedremo delle belle.D’altro canto, e ancor più lo possiamo riscontrare oggi in questa situazione di pandemia globale che ci ha costretti – dalle Hawaii a Singapore, da Milano a New York – a convivere con un innaturale distanziamento nelle relazioni umane, comprendiamo quanto sia essenziale il contatto, la presenza viva e vitale di un gesto, di uno sguardo, la sensorialità.

Nuovi strumenti e nuovi linguaggi, dunque, nuove intelligenze e nuovi modi dell’apprendere sono alcune delle vaste praterie di opportunità aperte nell’educare nel mondo attuale – che i bambini già ben sanno esplorare nel loro essere naturalmente pionieri del possibile; d’altra parte, si necessita fortemente di non perdere e rivitalizzare i saperi legati alla destrezza, alle abilità manuali, a quell’artigianato creativo dove corpo e mente si fondono in sinergia (quando le condizioni esterne lo consentano!). Educare a saper stare in relazione, prima di tutto, come condizione essenziale per lo sviluppo di qualsiasi conoscenza. In un mondo in cui ragionare sul significato dell’educare pone di fronte a grandi sfide, quelle rappresentate dalla complessità e dalla diversità, in cui sempre più è necessario personalizzare l’apprendimento e lavorare sull’inclusione di tutte le differenze, la didattica stessa si sta trasformando lasciando – seppure con fatica – la vecchia impostazione trasmissiva verso nuove forme di insegnamento più attive ed esperienziali. In questa non facile transizione, che incontra molte resistenze ma nella quale svariate esperienze e le stesse “Indicazioni nazionali” sono un riferimento pregnante, le tecnologie a servizio di insegnanti e educatori devono essere all’altezza delle sfide. Soprattutto per i più piccoli! Per loro infatti questo equivale a sfruttare ed elaborare la presenza dei media digitali e dei relativi linguaggi: innestandosi e potenziando in continuità le attività mirate a tutti i traguardi per lo sviluppo delle competenze, fornendo un valido supporto per l’inclusione e le fragilità educative, contribuendo all’urgenza di promuovere una media education a partire dall’infanzia. Come fare? Attraverso ambienti di apprendimento ben progettati anche negli aspetti estetici e sensoriali, in cui oggetti e materiali sono studiati per integrarsi in continuità con gli spazi della scuola. Se educare nel nuovo millennio è anzitutto fornire ai bambini strumenti e opportunità creative (non il “cosa” ma il “come”), affiancando nuovi strumenti e linguaggi a quelli “tradizionali” attraverso i quali si possano svolgere esperienze di apprendimento significative; se è necessario riportare l’enfasi su quello che costitutivamente è la vocazione dell’insegnamento nell’educare alla relazione, alla convivenza fertile e civile in uno spazio, alla ricerca condivisa di risposte di senso (cosa che oggi si richiama anche, a seconda dei contesti, come: promozione delle “life-skills”, delle “soft-skills”, delle “competenze del 21° secolo”): il modello della narrazione digitale in piccoli gruppi cooperativi puo’ rappresentare un mezzo ad elevata e comprovata efficacia, adattabile ai più svariati contesti applicativi, ricco di opportunità e risorse per innovare la didattica – in risposta alle importanti sfide di oggi.