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E-commerce o prossimità? Pro e contro per i negozi - Luglio 2021

Il 2020, con l’emergenza sanitaria da Coronavirus che ha costretto le persone a restare in casa e limitare ogni spostamento, è stato l’anno che ha visto una crescita importante dei fatturati sulle vendite on line. Dai grandi player come Amazon fino ai piccoli negozi, l’e-commerce ha rappresentato una risposta per soddisfare le richieste dei clienti, ma fino a che punto buttarsi nel “mare magnum” del commercio elettronico rappresenta una reale opportunità per i piccoli negozi di periferia? Il commercio, soprattutto se guardiamo ai piccoli negozi di vicinato, sta attraversando una crisi particolarmente forte dovuta da un lato all’emergenza sanitaria, dall’altro alla sempre più incalzante concorrenza dell’e-commerce.

C’è quindi una corsa di molti a valutare di investire sul mercato digitale nel tentativo di trovare nuove opportunità; ma la vendita on line è davvero un passaggio che tutti i commercianti devono fare per sopravvivere? Per ”e-commerce” intendiamo un negozio virtuale per mezzo del quale l’imprenditore vende direttamente ciò che produce. Questo può avvenire da un punto di vista pratico, o costruendo un e-commerce da zero, o in alternativa affidandosi a soluzioni pre-confezionate con le quali l’investimento iniziale è più contenuto. Queste soluzioni pre-confezionate (chiamate anche “marketplace”… tra i più conosciuti troviamo ad esempio Alibaba e Amazon) si occupano di intermediazione per la vendita di servizi o beni. Il negozio online non sarà pertanto di proprietà dell’imprenditore, ma semplicemente uno spazio di vendita. Entrambi gli aspetti comunque incidono nell’adeguamento normativo sia in termini di privacy che in termini legali e contrattuali. Fare digitale infatti impone il “non improvvisarsi”. Essere presenti sul web, in modo efficace, richiede una strategia digitale e non è detto comunque che tutti i commercianti siano tenuti per forza a ricorrere a soluzioni digitali. Ma è bene valutare in primo luogo se l’attività che si sta svolgendo sia appetibile online ed in secondo luogo se si ha la forza di competere in un mercato, quello digitale appunto, veloce e in continua evoluzione. Se si va all’avventura, senza un serio piano di investimenti e relativi ipotetici ricavi, si rischia di creare un e-commerce “zombie” come si chiamano i siti di e-commerce abbandonati. Di solito si tratta di quelli che sono stati creati velocemente, senza un piano ben definito e che dietro le quinte non godono di alcuna assistenza tecnica e legale. Oltre al costo dell’agenzia di comunicazione, gli imprenditori devono infatti investire nell’assistenza legale specializzata che verifichi che il sito resti conforme alla normativa vigente in termini di Privacy. Ogni attività sul web necessità dunque di manutenzione, richiede di innovarsi a seconda delle tendenze, nonché di stare al passo coi social. Gli errori più diffusi che si possono fare se si decide di avventurarsi nelle vendite on line sono di due tipi. Il primo è l’improvvisazione. Si crede che un e-commerce possa aumentare subito e in modo considerevole il proprio business. Il secondo è legato alla cultura del digitale. Serve infatti una forte e diffusa cultura digitale per valorizzare le piccole medie imprese sul web, spiegando loro come farlo. In particolare, nei territori come il nostro esiste ancora troppo poco la cultura di “pensare in digitale” e di valorizzare questo terreno per offrire alla propria comunità servizi più efficienti e più veloci. Il digitale sartoriale funziona se è la stessa comunità che lo spinge e se si fa gruppo investendo insieme. E’ chiaro: non è possibile competere con i grandi player, pertanto, se si vuole spingere sul digitale al minor costo, al momento è necessario puntare su quello che il mercato già offre, sfruttando i servizi digitali attuali al meglio, affidandosi alle iniziative di chi il digitale sa farlo e lo sta facendo da anni. Per “fare digitale” occorre prima sviluppare delle competenze: se un territorio ne ha poche, è più difficile che possa “modernizzarsi”; per cui unire le forze oggi è sicuramente un tentativo che vale la pena correre. Iniziative locali come quella recentemente lanciata dal progetto E-commerce trentino, a cui partecipano una cordata di imprese trentine e che vede la partecipazione anche della Federazione della Cooperazione, se strutturate bene e ben ragionate, possono diventare un nuovo modo di fare commercio in digitale, ma chiaramente tutto va ponderato e pensato prima di essere lanciato. Il digitale è prima di tutto “community”. Le iniziative individualiste possono durare a breve termine.