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Casse Rurali o Banche di Comunità? - Marzo 2023

Sabato 18 febbraio presso palazzo Geremia a Trento, si è svolto un convegno nazionale del credito cooperativo organizzato dalla Federazione Trentina della Cooperazione per dibattere sui temi del rapporto centro-periferia e del ruolo della cooperazione di credito come antidoto allo spopolamento e al presidio territoriale. L’evento è stato anche caratterizzato dalla discussione tra i rappresentanti del credito trentino sul tema delle fusioni delle Casse Rurali.

Il tema al centro del convegno, alla presenza delle Istituzioni nazionali come Banca d’Italia, Federcasse con il Presidente Dell’Erba e il Direttore Generale Gatti,  ICCREA che con Cassa Centrali Banca CCB è l’altro grande gruppo nazionale di credito cooperativo,  doveva probabilmente essere l’importante azione che tutto il credito cooperativo stà portando avanti per introdurre un concetto di proporzionalità nel rapporto tra la Banca Centrale Europea e le istituzioni bancarie oggi disciplinate dalle stesse normative, indipendentemente dalle dimensioni e dalla forma giuridica, quindi indipendentemente che esse siano una grande banca d’affari o una cassa di credito cooperativo. Un emendamento quindi per riconoscere maggiore proporzionalita' delle regole nei confronti delle piccole banche locali e tra queste anche le banche mutualistiche. Quello che è successo invece, è stato l’occasione di un confronto indiretto tra il Presidente della Federazione Simoni e il Presidente di Cassa Rurale di Trento e Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi. Motivo del contendere l’annuncio, qualche settimana fa, della fusione tra Cassa di Trento e Cassa Rurale Novella Alta Anaunia per dare avvio alla più grande Cassa Rurale del Trentino, seconda di tutto il gruppo Cassa Centrale Banca con il nome Banca per il Trentino Alto Adige. Discussione che si innesta non tanto sulla natura della nuova banca che resta una società cooperativa, dove gli utili sono indivisibili e destinati a riserva e nella misura del 3% al fondo mutualistico, quindi a garanzia dei soci e dei clienti, quanto alle modalità con cui gli obiettivi strategici e i nuovi orizzonti di evoluzione delle casse rurali sono messi in atto. Chi e come vanno gestiti i progetti di fusione delle casse rurali? Sono i cda delle singole casse a fare le scelte di fondersi oppure tali scelte devono nascere da una sorta di percorso di concertazione fondato sulla consultazione e la decisione comune, quindi di condivisione collettiva? Questo il tema del contendere, che poggia su un elemento valoriale, di principio che però non deve fuorviare l’attenzione dai grandi temi legati alla concorrenza oggi presente nel sistema del credito che vede una sempre maggiore offerta da parte dei gruppi bancari privati, né tantomeno deve sminuire l’esigenza di strutture organizzative adeguate per far fronte al sistema normativo che disciplina il settore. E non ultimo, dalla capacità di dare risposte a target di mercato diversi, quali famiglie, artigiani, micro-piccole e medie imprese, enti e Istituzioni pubbliche. Cosi come non deve farci credere che il periodo delle “fusioni” sia concluso, in quanto le casse rurali per riuscire a stare sul mercato dovranno continuare questa politica di efficientamento e razionalizzazione, e dovranno modellare l’offerta di servizi attraverso nuove modalità che uniscano la presenza fisica combinata alla possibilità di sfruttare i nuovi servizi digitali per garantire a tutti la possibilità di avere sempre “lo sportello della cassa” vicino, quale elemento distintivo e di radicamento nelle comunità delle casse rurali e della cooperazione. Una caratteristica questa della prossimità e della dimensione locale al fianco delle comunità, che continua a essere garantita nonostante si sia passati da 41 casse rurali nel 2015 a 11 nel 2023. I dati di Banca d’Italia evidenziano inoltre che tutti gli indicatori sono positivi incluso il famoso CET1 ( Common Equity Tier 1ratio), il parametro principale a cui le banche, investitori e risparmiatori fanno riferimento per valutare la solidità di una banca, che per le Casse Rurali si fissa in media al 19,3% contro il 13,3% delle altre banche.