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Cooperazione e Profit: un dialogo possibile - Settembre 2013

Lo sviluppo e' condizione necessaria per il benessere di un Paese, di una Comunità, delle persone e ha certamente bisogno di una componente materiale, intesa come produzione di beni e servizi, ma non può essere ridotto solo a questo. Lo dimostra anche la novità riferita all’introduzione in Italia dell’indice Bes: Benessere equo e sostenibile.

Accanto al Pil, ci saranno degli indicatori per capire come il sistema Italia procede verso un modello di sviluppo che guarda anche all’equità e alla sostenibilità che non è solo quella ambientale ma anche quella sociale. Un progetto nato da un’iniziativa dell’ISTAT che si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità.

Anche quando parliamo di imprese, i più recenti studi in campo manageriale e sociologico hanno evidenziato la crescente importanza di risorse intangibili: fiducia, reti relazionali e condivisione di valori risultano essere elementi necessari per il successo imprenditoriale. Per quanto paradossale, la crisi finanziaria ha aumentato il valore della dimensione sociale e relazionale nell’economia. La cooperazione in questo senso può far leva su un capitale di risorse intangibili molto significativo, ma forse ancora poco sfruttato.

Un recente articolo del prof. Andreaus dell'Universita di Trento sul rapporto tra Imprese Cooperative e Imprese profit delinea uno scenario di dialogo possibile, partendo dall'assunto che la crisi economica in corso ha fatto si che i due mondi, quello del profitto e quello cooperativo, consapevolmente o meno, hanno fatto importanti passi l’uno nella direzione dell’altro, in parte da un punto di vista dei modelli di governance, di valori e obiettivi di riferimento, ma soprattutto in termini gestionali e rendicontazionali. E' interessante vedere infatti come il mondo for profit stia progressivamente adottando alcuni elementi cardine del modello cooperativo.

Le imprese di capitale stanno sempre più evidenziando la necessità di perseguire un modello di sviluppo che rivaluti la centralità della persona, i legami con il territorio e la sostenibilità sociale ed ambientale. D’altro canto, le imprese cooperative hanno la necessità di affrontare una crescente pressione di tipo commerciale, che le spinge ad adottare modelli gestionali sempre più attenti alla dimensione reddituale, patrimoniale e finanziaria.

Negli ultimi anni il mondo della cooperazione ha dovuto importare ed adattare i più evoluti approcci organizzativi e gestionali per riuscire a competere su mercati. E' quindi in atto un processo di avvicinamento tra i due mondi che porta inevitabilmente con sé qualche rischio, ma anche molte opportunità per il mondo cooperativo. I rischi su cui vigilare con attenzione sono quelli di scadere in approcci caritatevoli o peggio ancora opportunistici.

L'adozione di modelli gestionali propri del mondo for profit deve essere adattata alle finalità e specificità del mondo cooperativo evitando di scambiare il mezzo – la sostenibilità economica – come il fine. Il progressivo avvicinamento del mondo for profit con quello cooperativo porta con sé anche opportunità. Le collaborazione con il mondo for profit possono consentire alle cooperative di raggiungere importanti economie di scala, di conoscenza e di rete, indispensabili per la loro crescita e sostenibilità e di acquisire nuove competenze comunicazionali e rendicontazionali.

Le mutate esigenze e condizioni economico-politiche determinano la necessità di un modello originale, che sappia coniugare la valorizzazione delle risorse economiche con l’attenzione per il bene comune e i soggetti meno tutelati.

Alberto Carli