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Coordinamento Cooperativo di Comunità: Intervista al Presidente Diego Schelfi - Novembre 2013

Il 2 Ottobre scorso, a Tione presso la sala dei sindaci della Comunità di Valle i rappresentanti delle 42 società cooperative delle nostre valli, 7 Casse Rurali, 12 Famiglie Cooperative, 2 cooperative agricole e le numerose realtà della produzione-lavoro, sociali, servizio e abitazione hanno aderito all’iniziativa promossa dalla Federazione della Cooperazione di dare vita al Coordinamento Cooperativo delle Giudicarie.

La Comunità delle Giudicarie è un territorio ampio, che si caratterizza anche per le diverse vocazioni che esprime in ambito economico e produttivo. Le cooperative aggregano 38.966 soci infatti, in moltissime famiglie c’è chi è socio di due o più realtà a conferma che da noi l’attaccamento alla cooperazione non è mai venuto meno ma, anzi, ha saputo rinnovarsi di generazione in generazione. Abbiamo chiesto al Presidente Diego Schelfi alcune considerazioni circa la nascita del coordinamento e quale sia l’auspicio per il futuro.

Presidente Schelfi “Da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano”. E’ una frase che cita spesso nei suoi interventi. Quale valutazione esprime sul Coordinamento cooperativo delle Giudicarie?

Il coordinamento cooperativo delle Giudicarie rappresenta una importante iniziativa in linea con il piano strategico della Federazione Trentina della Cooperazione che punta a valorizzare, a dare maggior forza e stimoli alle cooperative e al territorio. Esso è anche una risposta alla tendenza della società a essere sempre più decentrata (questo è un bene) grazie alle condizioni economiche e tecnologiche. Insieme la distanza tra i cittadini, le persone e le Istituzioni si riducono grazie alla maggior consapevolezza e alla pluralità di informazione. Siamo in un momento di disillusione, siamo sempre più consapevoli che il tempo in cui intere generazioni vivevano nella prospettiva di maggiore benessere rispetto a quelle dei loro genitori è finito. Proprio per questo il nostro impegno nei confronti dell'uguaglianza e della giustizia sociale deve aumentare, la nostra capacità di combinare l'apertura e il dinamismo dell'economia con l'equità sociale deve essere accentuata e valorizzata. E’ in questo contesto che la Cooperazione può giocare un ruolo fondamentale, partendo dal favorire processi di conoscenza reciproca delle realtà economiche nei territori. Con l’occhio alle realtà cooperative ma non solo e per costruire relazioni proattive fra i vari settori.

Quale suggerimento si sentirebbe di dare al neonato Coordinamento?

Quello di continuare il lavoro iniziato 120 anni fa da Don Lorenzo Guetti; tendere a sviluppare le potenzialità dei territori rispettandone le peculiarità e ponendo l’attenzione sulle necessità che mutano col passare del tempo. Il Trentino di oggi è tale anche grazie all’intuito di Don Guetti. La cooperazione salvò allora centinaia di famiglie dalla miseria e dall’emigrazione forzata e nel corso degli anni, ha portato a un modello che ci invidiano e copiano in molte parti di Italia e del mondo. Don Lorenzo Guetti capì la necessità di conoscere a fondo i problemi della gente, dei suoi montanari, e con i piedi per terra, seppe proporre e attuare iniziative di ampio respiro. Noi dobbiamo partire da quel pensiero. La tipicità del nostro territorio deve dare spazio e vita alle diverse vocazioni in ottica dialettica ma questo non può e non deve far perdere la sua vocazione di sentirsi sistema. Costruire unità, mai processi di disgregazione. Credo che questa sia una strada da provare a percorrere. Essa può consentirci di portare avanti l’eredità di Don Guetti e di rinnovare o aggiornare il modello cooperativo.

Come si può applicare l’intercooperazione tra soggetti che adottano la stessa forma giuridica ma che operano in campi completamente differenti?

Avere al centro la persona significa saper ricondurre ai bisogni della gente le tipicità e le diverse vocazioni dei territori, sia attraverso la valorizzazione delle specificità territoriali, la cui ricaduta genera benessere e crescita per le persone, sia attraverso percorsi di formazione che vadano nella direzione di creare competenze specialistiche ed essere motore di generazione di cultura cooperativa. Ambiti questi ultimi che devono favorire il ricambio generazionale e la costruzione di progetti condivisi a forte ricaduta locale. L’intrecooperazione si applica in tutte quelle azioni e attività che possiamo ritenere trasversali e che di fatto hanno, direttamente o indirettamente, una ricaduta in termini di miglioramento della qualità e delle condizioni di vita delle persone.

Ritiene che, il Coordinamento cooperativo delle Giudicarie, possa essere di stimolo anche per realtà cooperative di altri territori?

Certamente! Auspichiamo che all’interno del movimento cooperativo trentino si lavori sempre più per favorire conoscenza, coesione e creazione di cultura cooperativa. E’ una condizione imprescindibile per garantire un futuro alle generazioni che verranno.

Alberto Carli