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Comunità dell’abitare: Housing Sociale Cooperativo per il Trentino - Ottobre 2014

Le diverse espressioni dell’imprenditoria cooperativa, dalle costruzioni al credito, dai servizi sociali al lavoro, fino all’economia agricola e di prossimità, possono svolgere un ruolo molto importante, innovativo, quando riescono insieme a definire delle progettualità che integrano le competenze reciproche e hanno come obiettivo quello di lavorare per il benessere delle persone, soprattutto delle più deboli e in generale della nostra Comunità. Con il Social Housing, la cooperazione trentina ha definito una proposta rilevante, allineando le sue diverse componenti e risorse, per rispondere in modo nuovo a bisogni abitativi, e in senso lato sociali, di fasce sempre più ampie e differenziate della popolazione. Ma che cosa è il Social Housing? E quale è il modello proposto dal movimento cooperativo nel contesto socio economico trentino?

La questione abitativa è tornata ad assumere una posizione di centralità nell’agenda pubblica a causa della situazione generale di precariato del lavoro, di impoverimento di fasce sempre più estese della popolazione e la formula del Social Housing cerca di dare risposte concrete a queste criticità. In estrema sintesi si tratta di fornire alloggi con buoni o ottimi standard di qualità a canone calmierato, che non superi il 25-30% dello stipendio. Ma non solo, il Social Housing è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’interazione, la buona convivenza.

Certo non è facile definire con precisione i connotati del nuovo disagio abitativo: se infatti solitamente si tende a sottolineare che gli interventi di Social Housing si rivolgono a quella fascia di popolazione non sufficientemente ricca per permettersi una casa sul libero mercato, né sufficientemente povera per accedere agli appartamenti pubblici, questa definizione risulta troppo generica per essere utile alla circoscrizione del fenomeno. Rientrano infatti in questa fascia numerose tipologie di abitanti, con esigenze personali e storie abitative molto diversificate: si possono ad esempio considerare persone con momentanei stati di disagio abitativo (ad esempio un padre appena separatosi dalla moglie e dalla famiglia), così come persone con un futuro abitativo incerto (ad esempio un anziano che sta progressivamente perdendo l’autonomia), o ancora persone con esigenze abitative in transizione (ad esempio i giovani che non hanno alle spalle la famiglia).

Ma il concetto di Social Housing è più ampio rispetto a quello di case a canone moderato con buoni standard qualitativi, non a caso si usa il termine in inglese per mantenerne ampie le connotazioni. Infatti dentro il Social Housing si combinano forme e modalità diverse. Un esempio è quello delle residenze collettive.

A Rovereto esiste “La casa del papà”, un alloggio collettivo completamente arredato situato nel centro di Rovereto per due padri in fase di separazione o in crisi di coppia, residenti in uno dei comuni della Comunità della Vallagarina, con almeno un figlio minore, in emergenza abitativa. Un altro modello è quello dell’azione di mediazione e intermediazione abitativa: a Trento il progetto Casa Solidale ha come scopo principale quello di avvicinare la domanda all’offerta mediante la realizzazione di progetti di coabitazione o di condivisione di stanze o porzioni di appartamenti.

Questi alcuni esempi ma a significare che dietro il termine Social Housing vi è altro oltre all’alloggio garantito a tutti, vi è infatti una formula che può sostenere progetti che combattono l’esclusione sociale e sostengono il mix sociale (pensiamo agli extracomunitari che vivono nei nostri paesi). E proprio in questa direzione va l’impegno delle cooperative trentine che se nella fase attuale vedono la maggior concentrazione di risorse e competenze nel modello basato sulla promozione di partenariati intorno a un progetto abitativo, quindi la costruzione di nuovi alloggi da riservare a interventi classificabili a vario titolo come Social Housing, come ad esempio la Residenza Universitaria San Bartolomeo a Trento un altro significativo campo d’azione riguarda la mediazione e l’intermediazione abitativa attraverso l’erogazione di servizi che, nel loro insieme, hanno l’obiettivo di risolvere situazioni di disagio sociale che si generano all’interno di insediamenti di edilizia residenziale sociale gestiti da istituzioni e società pubbliche.

Al fine di continuare a favorire lo sviluppo di iniziative, anche rispetto ai diversi modelli che possono esistere, è opportuno che ci sia un ampio coinvolgimento del comparto cooperativo e del terzo settore come condizione necessaria sia per attivare le comunità locali che per ampliare e diversificare lo spettro di risorse disponibili al fine di qualificare ulteriormente le progettualità.

Ecco che un nuovo fronte di sinergia può quindi essere aperto: integrare la progettazione edilizia con la progettazione e gestione dei servizi agli abitanti, sostenendo iniziative di costituzione di fondi misto pubblico/ privati, come ad esempio il progetto Piano Casa promosso dalla PAT, e promuovendo la diffusione di strumenti innovativi rispetto alla gestione urbana, in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale.

Alberto Carli