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Banche del territorio: quale futuro - Novembre 2014

Sabato 25 Ottobre scorso si è tenuto presso l'Università di Trento, il convegno "biodiversità nel settore bancario e regolamentazione: la tradizione delle banche etiche e cooperative", organizzato in occasione della 55.ma riunione scientifica della Società Italiana degli Economisti in collaborazione con la Federazione della Cooperazione. Un parterre di relatori molto prestigioso si è alternato per discutere sull'effetto che ha la regolamentazione europea sulle diverse tipologie di banche con particolare riferimento alle grandi banche tradizionali e a quelle di credito cooperativo: tra gli altri Gregory Udell, uno dei massimi esperti di sistemi bancari rurali (in America sono le Credit Union), Alessandro Azzi, Presidente di Federcasse, Giorgio Gobbi della Banca d'Italia e alcuni Professori universitari.

Numerosi gli spunti forniti dai relatori. Le banche cooperative hanno un ruolo significativo nel sistema del credito mondiale e in riferimento al numero di sportelli, concorrono per il 40 % del totale. Il vero elemento di differenziazione che viene sottolineato, è il diverso modo di agire, sia dal punto di vista dell'efficienza, che da quello sociale in virtù della vicinanza con il territorio.

Ma come dovremmo pensare il ruolo delle bcc? Che governance devono darsi? Che comportamento dovrebbero avere?

Nelle banche tradizionali l'obiettivo è massimizzare gli utili per garantire i migliori risultati alla proprietà. La vera differenza tra banche tradizionali e le bcc sta proprio in questo: nella proprietà. Recenti studi mostrano come la larga partecipazione alla governance (nelle nostre bcc sono i soci) diminuisca i rischi di tenuta delle banche. Le banche di credito cooperativo sono inoltre più efficienti delle banche tradizionali e riescono a generare un valore aggiunto fatto della conoscenza dei soci e dei clienti. La continua crescita del credito cooperativo, deriva anche da questo, dalla crescente consapevolezza delle persone che è meglio investire e fare gestire il proprio risparmio a organizzazioni mutualistiche, vicine alle persone e per questo più accessibili e controllabili. Le banche "normali" si muovono troppo nella direzione finanziaria, del trading, devono massimizzare gli utili e il credito tradizionale dei prestiti non paga a sufficienza.

Le bcc sono in una fase delicata di rivisitazione del loro assetto organizzativo. Il sistema di incentivi e disincentivi che è determinato dal sistema regolativo europeo, diventerà sempre più pesante per le banche soprattutto per quelle di credito cooperativo che sono di piccole dimensioni. Ma perché ci deve essere un contesto favorevole alle bcc? Perché bisogna mantenere la biodiversità, cioè differenziare la regolamentazione a seconda delle diverse tipologie di banca? Una risposta fornita dal prof. Goglio dell'Universita di Trento sembra molto interessante: paradossalmente la crisi ha creato opportunità per le bcc che hanno visto aumentare il numero di soci. Il rischio di una regolamentazione uguale a quella delle grandi banche e' l'ibridazione stessa delle bcc, che potrebbero diventare troppo simili alle banche tradizionali, e nella peggiore delle ipotesi potrebbero trasformarsi.

Un grande lavoro va fatto quindi dagli organi centrali per cercare di modificare i regolamenti, ma non sarà sufficiente. Si dovrà lavorare anche dentro al sistema, attuando un processo di autodeterminazione che limiti la concorrenza tra le bcc, ne aumenti l'efficienza e la competitività. Un grande sforzo dovrà essere fatto nel formare e preparare sia i lavoratori ai nuovi ruoli e mansioni che dovranno necessariamente svolgere così come una classe dirigente preparata sia dal punto di vista finanziario che cooperativo. Si dovrà fare un lavoro culturale, anche nelle nostre Giudicarie, partendo dalle scuole fino alla produzione di ricerca scientifica che sempre più avvicini le persone al tema della gestione del credito, mirato a far conoscere il valore e le differenze del sistema cooperativo e di come questo si traduce in servizi e garanzie nel cercare di non lasciare soli nessuno. Forse qualche euro di conto corrente non dovrebbe essere la discriminante che fa scegliere fra una banca ed un’altra, anche perché dobbiamo esserne consapevoli, se una banca mira alla massimizzazione del profitto, oggi, non fa più crediti.

Alberto Carli