Rivoluzione del capitale umano: per la cooperazione missione e-skill - Gennaio 2015
“In Italia si stima che nel 2020 saranno 76mila le figure ad alta competenza tecnologica che rischiano di rimanere scoperte”
La cooperazione ha rivestito e riveste un ruolo importante sotto molti profili, anche in coerenza con il fatto che essa interessa diversi settori di attività: quello agricolo e della lavorazione e vendita dei prodotti dell‟allevamento e dell‟agricoltura, quello del credito, quello della vendita al dettaglio di prodotti alimentari, quello dell‟educazione, dei servizi socio-sanitari e dell’inserimento lavorativo, ma anche molti altri settori in cui il coordinamento di lavoratori e produttori ed il controllo da parte degli stessi dell’organizzazione ha permesso l’ottimizzazione delle risorse locali e il soddisfacimento di molti bisogni dei residenti.
Ancora oggi, il ruolo delle cooperative è rilevante ed il loro numero non tende a diminuire sotto i colpi della competitività e della globalizzazione, anzi tende a crescere; esse sono state capaci di ripensarsi e rafforzarsi in linea con i propri principi e con le caratteristiche del mercato. La forza della cooperazione risiede infatti nella sua capacità di valorizzare le risorse economiche ed umane a disposizione del territorio.
In questo quadro, il tema delle competenze e della specializzazione riveste un ruolo di grandissima importanza e attualità. Pensiamo infatti che in Italia quasi 12 milioni di lavoratori saranno sostituiti da algoritmi nei prossimi vent’anni: la transizione verso quella che viene definita la “seconda era delle macchine” potrebbe far perdere il posto di lavoro alla metà degli occupati nel nostro Paese. Il dato emerge da una ricerca condotta dai ricercatori di Oxford, impegnati in uno studio sull’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro.
Secondo i ricercatori “la probabilità di automazione è determinata dal contenuto routinario di ogni occupazione”, ovvero da quanta parte di un lavoro consiste nel ripetere procedure iperdefinite che possono essere facilmente realizzate da macchine guidate da algoritmi. In questo scenario si mette in moto una vera e propria gara tra macchine e persone: serve capire in cosa le persone siano davvero insostituibili e definire politiche del lavoro e della formazione che aprano una nuova stagione di occupazione ad alto contenuto innovativo, privilegiando la formazione di qualità, anticipando le richieste del mercato del lavoro e sfruttando sempre meglio i fondi destinati a questo settore. Non è un caso che ogni cinque o sei anni emergano almeno una decina di nuove professioni prima sconosciute, che surclassano le precedenti e che sono centrate su nuove competenze e nuovi ruoli operativi. Nei primi anni Duemila è stata la volta degli esperti di marketing online e dei programmatori, oggi la rivoluzione dei mestieri continua e si parla di social media manager, digital strategist, sviluppatore di App, ecc. Figure queste ultime emergenti, che operano ai margini di funzioni come il marketing, la comunicazione o l’IT.
Il Trentino già da anni ha capito l’importanza di investire sulla formazione e ha messo in campo l’artiglieria pesante per vincere la sfida degli e-skill. A partire dalla scuola, fino agli investimenti infrastrutturali come la banda larga. Si è iniziato bene ma vanno fatti velocemente passi ulteriori. Serve, anche dentro la cooperazione, una strategia di investimenti nel capitale umano. Una politica dell’innovazione che punti sulle nuove tecnologie e al pari sulle nuove competenze. Una formazione continua, in aula ma anche a distanza, che agisca in questa direzione, permettendo ai cooperatori di capire come, di conseguenza, il ruolo delle cooperative si stia evolvendo e debba mutare e quali siano le modalità di gestione più efficienti per affrontare questi cambiamenti.
Alberto Carli