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Cooperative di Comunità: uno strumento efficace di lavoro e sviluppo per il bene comune - Aprile 2015

Favorire il protagonismo dei cittadini nella gestione dei servizi e nella valorizzazione dei territori. Un processo tracciato dal decreto “Cresci Italia” interesserà anche il settore dei servizi locali, dove il soggetto pubblico dovrà progressivamente lasciare spazio all’intervento del privato. Una prospettiva che rischia di creare non pochi problemi soprattutto nelle realtà di più piccole dimensioni.

 

In Giudicarie ci sono 39 comune dei quali 27 sotto i 1000 abitanti (pari al 70% del totale), nei quali vivono circa 12.000 persone pari al 30% della popolazione complessiva; sono centri di dimensioni molto ridotte collocati in contesti territoriali montani. Per queste realtà, dove il vincolo della sostenibilità economica pone già a serio rischio la sopravvivenza di servizi essenziali e tantomeno li rende attrattivi per un intervento privato rispondente ad una logica di mero profitto, diventa sempre più realistico il rischio di un deterioramento complessivo delle condizioni di vita, con il conseguente ulteriore spopolamento di parti significative del territorio. La cooperazione ritiene che una risposta efficace possa venire dal protagonismo dei cittadini, per dare risposte ai bisogni comuni, creare occasioni di lavoro per i giovani e sfruttare potenzialità di sviluppo locale. In Legacoop, per affrontare questo tipo di problematiche hanno promosso la nascita del progetto “Cooperative di Comunità”, che si pone l’obiettivo di promuovere la crescita di una rete diffusa di cooperative che consentano di mantenere vive e di valorizzare comunità locali.

Si sta facendo strada, non solo in Italia per la verità, l’idea di un diverso rapporto tra Stato, mercato e società. Accanto all’intervento dello Stato o della Provincia, che deve continuare a garantire l’esigibilità dei diritti fondamentali, si prefigura una più diretta e autonoma assunzione di responsabilità da parte dei cittadini e della comunità per la soluzione dei bisogni comuni. Le esperienze sono di diverso tipo e tutte, comunque, hanno saputo creare opportunità di lavoro preziose, specie per i giovani, svolgendo molteplici attività: servizi socio-assistenziali e di pubblica utilità, di tutela ambientale, gestiscono attività turistiche e commerciali. In questo modo sviluppano una sufficiente “massa critica” che consente di gestire le attività in forma imprenditoriale.

Alcune per far fronte alla mancanza o al venir meno di servizi basilari per la comunità, come scuole, negozi, servizi socio-assistenziali. Altre da motivazioni ambientalistiche e di valorizzazione delle risorse del territorio. Altre ancora dalla necessità di rispondere a crisi occupazionali. In realtà, su questa strada la cooperazione trentina c’è da sempre. Le cooperative sono, infatti, imprese di persone che si auto organizzano in forma partecipativa e mutualistica per risolvere problemi e bisogni comuni, che non si appropriano degli utili realizzati, ma li lasciano nell’impresa per le generazioni future. In un modello di nuovo protagonismo sociale e di maggiore equità tra tutti i cittadini, la cooperazione si propone come una infrastruttura sociale diffusa che arricchisce l’economia, crea mobilità e capitale sociale, rafforza la coesione.

Alberto Carli