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In cooperazione uno più uno uguale 3 - Dicembre 2015

In occasione delle celebrazione per i 120 della Federazione della Cooperazione ci si è soffermati a riflettere sul ruolo della cooperazione come strumento di valorizzazione delle proprie capacità e di cultura della responsabilità, quell’addendum invisibile che sconvolge anche le leggi della matematica… infatti in cooperazione 1+1=3 (parola di Papa Francesco). Proprio cosi, papa Francesco nel Marzo scorso in occasione dell’udienza speciale concessa al movimento cooperativo, a cui hanno partecipato anche alcuni cooperatori trentini, ha ripetuto più volte Il motto “in cooperazione 1 più uno uguale a 3” ricordandoci che la cooperazione non è solo una forma societaria, ma una modalità di vivere e di lavorare di cui ha affermato con forza l'importanza e attualità. Nel corso del convegno “Trentino, distretto cooperativo” tenutosi in occasione della Festa della Cooperazione il 21 Novembre scorso è emerso come il significato di questo addendum invisibile contestualizzato dentro ad un ambito territoriale di provincia autonoma, abbia raggiunto risultati straordinari, consentendo nel corso degli anni alle nostre comunità di vincere la fame e al povertà e trasformarsi in territorio ad alta coesione sociale e benessere economico diffuso.

 

 

Nel contesto Trentino, quale provincia autonoma, si è potuto grazie alla cooperazione valorizzare le capacità dei singoli, di tutti e alimentare una cultura della responsabilità che è capitale sociale. In questo scenario va riconosciuto che, nel corso degli anni, le organizzazioni di coordinamento come la Federazione e i Consorzi sono stati fondamentali nel trasformare tante piccole entità in quello che oggi tutti riconosciamo come movimento cooperativo. E l’integrazione tra l’elemento di socialità presente dentro la cooperazione e l’esigenza di efficienza, intesa come profitto, necessita organizzazione. Una organizzazione che in modo dinamico e adattivo riesca a mantenere saldo il bilanciamento e la convivenza di questi due elementi “socialità ed efficienza”, che rappresentano per certi versi due estremi opposti. E’ infatti più semplice essere orientati al profitto, senza curarsi della convivenza, dell’altro, del dialogo, della partecipazione o per contrario, essere orientati solo alla socialità, fatta di solidarietà, partecipazione, convivenza senza curarsi della sostenibilità economica. La cooperazione è l’uno e l’altro, e tale convivenza necessita di organizzazione. Quello che c’è di straordinario nel movimento cooperativo trentino, e che delegazioni di tutto il mondo vengono a vedere per conoscere e imitare è l’unione, dentro la Federazione, di tutte le anime della cooperazione; Dal credito al lavoro, dall’agricoltura al consumo. Questa diversità rappresenta una straordinaria opportunità e al contempo offre la possibilità di cogliere gli elementi, le componenti da valorizzare per proiettarsi verso il futuro e fare evolvere il nostro “distretto cooperativo”. Oggi, diceva il Prof. Rullani durante il convegno, stiamo vivendo a una nuova giovinezza del mutualismo; Pensiamo alle nuove forme di mutuo aiuto, agli spazi di co-working, al software libero, ai gruppi di acquisto, alle politiche di welfare aziendale, alle università on line, ai forum o ai gruppi su facebook o sui vari social. Tutte queste modalità producono un valore sia per il singolo che per gli altri membri della comunità sia essa virtuale o fisica. Queste modalità di auto-organizzazione sono il frutto di una mancanza di fiducia delle persone nei confronti dell’offerta cosi come eravamo abituati a recepirla, una nuova infrastruttura che nasce però fuori dal movimento cooperativo, nasce dal basso. La chiave di svolta, la formula per proiettarsi verso il futuro dovrebbe essere quella di integrare la tradizione del cooperativismo con il nuovo che nasce dal basso e che oggi si presenta destrutturato, non organizzato, quasi anarchico. La sfida del rinnovamento è dare corpo, struttura, organizzazione a queste nuove forme di mutualismo e integrarle nel movimento cooperativo anche attraverso nuovi paradigmi di produzione che valorizzino la dimensione sociale, attraverso lo sviluppo di nuovi modelli, nuove procedure per far fronte, ordinare e coordinare l’anarchia del nuovo. Questo può essere fatto partendo dal territorio, anche dalle nostre Giudicarie, in quanto è il territorio che dà il collante, è la prossimità che crea comunità e la comunità crea forma produttiva. Per fare tutto ciò forse la Federazione dovrebbe “impegnare” le imprese ad essa associate a essere sostenibili, oneste e rispettose dei valori e dei principi, in ottica evolutiva.