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Riforma del credito cooperativo: salvaguardato il patrimonio indivisibile! - Aprile 2016

La legge di riforma del credito cooperativo è stata approvata e sono state recepite alcune modifiche sostanziali, che garantiranno la salvaguardia dell’indivisibilità del patrimonio da una parte e dall’altra la possibilità di organizzare il settore anche attraverso dei sottogruppi territoriali. Se in sede di conversione parlamentare, il decreto sulle BCC ha subito modifiche anche molto significative, lo si deve anche alla delegazione parlamentare trentina di maggioranza, che ha lavorato fianco a fianco con la Presidenza della Provincia e con gli organi dirigenti del movimento cooperativo ed ha saputo far valere alcune questioni, che possiamo dire di “principio”, a salvaguardia del modello cooperativo. Non sarebbe stato accettabile infatti sostenere la «privatizzazione» del patrimonio delle BCC intenzionate a trasformarsi in Società per Azioni. Si è di fatto raggiunto un compromesso; alcune Banche di Credito Cooperativo in possesso dei requisiti previsti, potranno comunque decidere di avvalersi di una società di capitali per l’attività bancaria (modello fondazioni) ma il patrimonio non potrà essere trasformato in capitale sociale della nuova Società, resterà indivisibile, in capo alla cooperativa e a tutela dei soci e dei loro risparmi. Il testo iniziale faceva infatti correre dei rischi e minava tre principi egualmente tutelati dalla costituzione. Il principio della cooperazione, quello della libertà di impresa e quello della tutela del risparmio.

 

Il primo, lo abbiamo già detto è stato tutelato attraverso la garanzia di indivisibilità del patrimonio costruito di generazione in generazione, anche per quelle banche di credito cooperativo che intenderanno affidare la loro operatività bancaria ad una Società per Azioni. Il secondo fa riferimento alla soglia necessaria per costituire un gruppo bancario. Le modifiche apportate hanno consentito di fissare in modo più ragionevole tale soglia, al fine di poter prevedere che possano nascere più gruppi bancari, valorizzando quindi le esperienze importanti maturate nei territori del credito cooperativo ed evitando che la politica imponesse un modello organizzativo al sistema del credito cooperativo. Infine la tutela del risparmio, che i nuovi scenari internazionali e le difficoltà di ripresa economica tendono a minare e quindi l’idea di affiancare la rete delle BCC con lo strumento del gruppo bancario cooperativo, con il ruolo di renderne più forte e più garantita l’attività. Oggi il sistema del credito cooperativa nazionale ha una nuova architettura che lo rende più forte e per certi versi anche più simile a quello che da anni, con Cassa Centrale Banca si è fatto con lungimiranza in Trentino. La politica ha fatto la sua parte, garantendo nella Legge il massimo possibile di opzioni e come ha di recente evidenziato Lorenzo Dellai, ora si potrà scegliere tra seguire il modello Bolzano (casse rurali con gruppo bancario autonomo ma operanti solo entro il territorio provinciale); Negoziare l’adesione al previsto gruppo bancario cooperativo nazionale, verificando le condizioni per valorizzare il sistema Trentino; Verificare se fattibile l’ipotesi di organizzare attorno a Cassa Centrale Banca una delle società capogruppo di rilievo nazionale. O in alternativa identificare altre vie. La sfida per la cooperazione trentina sarà quella, dopo aver saputo concorrere all’identificazione del modello di impostazione generale, concluso con la definizione delle soglie e dei criteri indicati nella riforma, di incidere sulla definizione delle regole di questo nuovo patto di coesione, e nel definire la strada futura del credito cooperativo trentino e con esso della Cooperazione Trentina.