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Verso il Gruppo Bancario Cooperativo - Settembre 2016

Evoluzione della normativa internazionale ed europea, maggiore attenzione ai requisiti dei componenti dei consigli di amministrazione, irrobustimento dell’attività di vigilanza, diminuzione della redditività, richiesta di maggiore efficienza e adeguamento alla sfida tecnologica. Sono queste le principali ragioni alla base della riforma del Credito Cooperativo. Va avanti a tappe serrate il difficile e complesso percorso di trasformazione, meglio sarebbe chiamarlo di passaggio epocale, che coinvolge il credito cooperativo nazionale e in particolare quello trentino. Dopo il Decreto Legge 49/2016 del 14 febbraio scorso, si è aperta il 15 Luglio per 60 giorni, la consultazione disposta dalla Banca d’Italia inerente le “disposizioni attuative” in tema di Gruppo Bancario Cooperativo emesse dalla Banca d’Italia stessa. Nel frattempo è stato anche costituito il Fondo temporaneo, creato per gestire le crisi all’interno del sistema delle 360 banche sul territorio nazionale in attesa che si costituiscano uno e più grandi gruppi bancari. La riforma stabilisce che ogni BCC dovrà aderire al Gruppo Bancario Cooperativo, il quale dovrà sottoporre alla Banca d’Italia il progetto di costituzione entro 18 mesi dall’entrata in vigore delle “Disposizioni attuative” emanate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla stessa Banca d’Italia; Quindi entro 18 mesi a partire da adesso, Ottobre 2016. L’adesione al Gruppo Bancario Cooperativo è condizione per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria.

 

Per aderire al Gruppo Bancario Cooperativo, le BCC sottoscriveranno un contratto di coesione (che disciplinerà il funzionamento del Gruppo stesso e ne regolerà i rapporti con le singole BCC). Il periodo è molto caldo se non bollente, le decisioni dovranno essere prese in breve tempo al fine di consentire la piena operatività nei tempi dettati dalla legge. Una decisione che deve tenere conto di molti aspetti e che non può essere condizionata dalla volontà della politica locale, il cui auspicio condivisibile è quello delle soluzione territoriale, nella fattispecie il Gruppo alternativo intorno a Cassa Centrale Banca. La questione però è più complessa, in quanto combina dinamiche a diverso livello (provinciali, nazionali, internazionali) e un settore nel quale in Europa si è optato per un modello a “taglia unica” a differenza ad esempio dagli Stati Uniti che adottano un “modello a strati” riconoscendo sostanzialmente validità alle biodiversità bancarie. Questo un primo elemento importante nell’analisi dei fattori in campo che riflette la prima domanda da porsi: Riuscirà il credito cooperativo nazionale a concorrere a livello Europeo se si divide al suo interno? Un altro aspetto fa riferimento al tipo di rapporto che caratterizzerà le casse rurali e il Gruppo Bancario Cooperativo. Le disposizione della Banca d’Italia sono molto chiare in questo senso. Un ipotetico gruppo provinciale dovrebbe limitare la propria competenza territoriale esclusivamente ai comuni della provincia, che per il trentino significherebbe uno smantellamento del proprio “assetto industriale” con tutte le conseguenze del caso. Un ipotetico Gruppo Unico Nazionale, per certo operando nell’interesse del credito cooperativo nel suo insieme, necessariamente comporta un agire che superi le logiche localiste e di fatto lavori per il rafforzamento di un modello di impresa bancaria, quello cooperativo dentro una cornice europeista. La terza via, quella del Gruppo Nazionale intorno a Cassa Centrale Banca, se da un lato riporta al centro il modello della cooperazione trentina, dall’altra prevede una soglia minima di patrimonio netto di 1 Miliardo. Un patrimonio che potrà arrivare solo attraverso l’adesione al gruppo da parte di BCC extra provinciali. Ulteriore elemento di analisi deve necessariamente contemplare il tema delle competenze, sia in riferimento alla valorizzazione di quelle in essere, per il trentino prima fra tutte quella informatica, e al contempo quelle necessarie al mantenimento di un rapporto diretto con la BCE, in quanto il Gruppo Bancario Nazionale dovrà essere garante della stabilità, della liquidità e della conformità alle nuove regole dell’Unione Bancaria. Un percorso complesso che vede nel 13 Ottobre prossimo una data importante, in cui si terrà un incontro decisivo tra le oltre 100 BCC che si raccordano alla visione trentina, per decidere verso quale delle 2 opzioni, Gruppo Bancario Nazionale Unico o Gruppo Bancario Nazionale alternativo, andare. Certo è che prima condizione per il futuro, indipendentemente dall’opzione che verrà scelta, è la coerenza al metodo cooperativo, nei documenti e nei comportamenti, nelle parole e nei fatti. La riforma infatti introduce alcuni meccanismi che se utilizzati senza accortezza potrebbero lentamente deviare la traiettoria della cooperazione di credito. Una cooperazione che sbiadisce la sua identità e indebolisce la sua missione, perde il vantaggio competitivo specifico dell’impresa mutualistica e democratica e finisce (spesso in coda) nel gruppo indistinto delle imprese tradizionali.