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L’Arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi: il futuro del Trentino passa per la cooperazione - Gennaio 2017

In occasione del Natale appena trascorso, l’Arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi, originario di Giustino, ha omaggiato la Federazione della Cooperazione e i suoi dipendenti con un augurio di speranza con un pensiero particolare ai giovani e agli anziani. E’ stato all’insegna della speranza e dell’incoraggiamento il pensiero che Mons. Lauro Tisi, Arcivescovo di Trento dal Febbraio 2016 ha dedicato alla Cooperazione Trentina. Un accorato richiamo a saper trovare la forza di affrontare le difficoltà che sono e fanno parte della vita, anche di quella della cooperazione e che debbono rappresentare i momenti più importanti di crescita e di rinnovato spirito cooperativo. Uno spirito che è frutto dell’agire delle persone, che soprattutto nei momenti di difficoltà sanno tirare fuori le risposte innovative. La cooperazione è per il nostro territorio volano fondamentale di progresso e coesione, rappresenta una risposta concreta alle esigenze delle persone sia in riferimento ai servizi, dal consumo al risparmio, ma anche al lavoro e alla produzione ed è per il nostro territorio volano fondamentale di progresso e coesione. Il meglio della cooperazione, continua don Lauro non è stato scritto attraverso l’elaborazione di strategie, ma quando uomini liberi, capaci di coltivare relazioni interpersonali, hanno ideato il futuro. Un cammino che secondo l’Arcivescovo deve essere fatto tenendo ben a mente che il narcisismo e l’autoreferenzialità vanno lasciati fuori, marginalizzati e che il vero valore, il vero obiettivo deve essere quello di coltivare la risorsa umana. Anche il futuro dell’economia, oggi così poco prevedibile, passa per la capacità di un movimento, di un territorio di continuare a investire sulle competenze, sullo studio, sull’innovazione. La conoscenza abbinata a una forte flessibilità e capacità di adattamento, saranno caratteristiche fondamentali per affrontare le sfide future. Caratteristiche che i giovani posseggono e a cui il movimento cooperativo deve dare spazio.

 

La sensazione prosegue Mons. Tisi è quella di vivere in un clima da “ultima spiaggia”, di essere ai titoli di coda, di non avere energie sufficienti per reagire. E le prime ad essere depresse sono proprio le istituzioni, al cui interno non corre fiducia e speranza nel futuro. In realtà, oggi una certa forma di rappresentazione della realtà tende a prendere il sopravvento su quella reale. I nuovi media, ma anche i giornali stessi, rincorrono la notizia quasi che la stessa sia poco rilevante rispetto all’effetto che genera nel leggerla. Si enfatizzano le negatività, si tende a non cercare il buono nell’altro o il bene per l’altro, ma ad auspicarne la disfatta o l’insuccesso. Mediaticamente il mondo cooperativo sembra alla frutta, ma i risultati oggettivi sono invece molto diversi continua Mons. Tisi citando di alcune visite in dove ha potuto toccare con mano l’esistenza di una realtà, quella cooperativa, che sa generare innovazione e cambiamento. Gridare ai problemi non contribuisce a risolverli, occorre passare dal momento di analisi alla progettazione delle soluzioni. Mons. Tisi ha indicato ai cooperatori alcune strade da intraprendere per non perdere la propria missione. A cominciare dalle relazioni interpersonali: “c’è un tasso molto alto di aggressività nei rapporti tra le persone, dobbiamo recuperare la grammatica delle relazioni personali, che vale ancora di più nel caso della cooperazione. La cooperazione è nata sul sogno di persone che hanno messo in gioco soldi e relazioni personali, e che hanno imparato facendo. Nessuna cooperativa si salva da sola, - ha proseguito l’arcivescovo - invitando a ricercare strategie di rete con altre cooperative. Molte crisi di cooperative sono frutto di autoreferenzialità e di gente che ha pensato che era meglio fare da soli. Collaborare, fare rete insieme è una strategia vincente. L’analisi dei vari comparti, denota che i fattori di crisi derivano da guerre interne. La vittoria per noi, per la cooperazione è la gara non competitiva, dove si lavora insieme. La vera vittoria è stare insieme, e arrivare insieme. Serve recuperare senso di appartenenza, spirito di corpo, serve giocare una unica partita. L’uomo ha bisogno degli altri, ha bisogno di appartenere ad una comunità. Non è un bisogno religioso, è un bisogno umano. La relazione, l’appartenere ad una comunità, il contare per qualcuno, è la vera partita per la vita. Senza questa non c’è futuro”, ha concluso l’arcivescovo Tisi.