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Alessandro Ceschi è il nuovo Direttore Generale della Federazione della Cooperazione Trentina - Marzo 2017

In un pomeriggio di fine Febbraio, qualche giorno dopo la conferma da parte del Consiglio di Amministrazione della Federazione della Cooperazione della nomina di Alessandro Ceschi a Direttore Generale, ho avuto il piacere di conversare con lui e di porre alcune domande a riguardo della sua nuova nomina e del suo nuovo impegno nel mondo della cooperazione.

Dott. Ceschi, congratulazioni innanzitutto. Ha superato una rigorosa selezione, ci puo’ raccontare quale è stato il percorso che ha portato alla sua nomina? La selezione è partita con l’invio del mio curriculum al selezionatore incaricato dalla Federazione della Cooperazione. Dall’invio di quella email è iniziato un percorso caratterizzato da colloqui telefonici, colloqui in video conferenza , incontri a Milano e qui a Trento, con diverse persone, dai consulenti specializzati nella selezione di personale fino al consiglio di Presidenza di Federcoop. Un processo di selezione, che ho scoperto solo dopo, ha visto 79 persone sia trentine che non, proporre la propria candidatura. La selezione è avvenuta per fasi che hanno visto passare da 79 a 26 gli aspiranti candidati, poi da 26 fino a 3 e infine la scelta che è ricaduta sulla mia persona. La mia percezione è che la profonda conoscenza del territorio che ho avuto la possibilità di maturare durante i 18 anni di direzione del Consorzio dei Comuni Trentini sia stata un elemento importante e per certi versi necessario per tale posizione, vista la capillare presenza sul territorio della cooperazione. Oltre a questo sicuramente le similitudini, le caratteristiche comuni tra le due organizzazioni, intendo il Consorzio dei Comuni e la Federazione della Cooperazione che rimandano sia a un ruolo istituzionale, di rappresentanza della compagine sociale da una parte e dall’altra alla capacità di strutturare ed erogare servizi.

 

La Federazione come azienda dovrà, prevalentemente in virtù della riforma del credito ma non solo, ridefinire l’assetto organizzativo e fare i conti con una diminuzione delle entrate sia relativamente ai servizi che alle quote sociali. Quale è la sua visione in prospettiva? In che modo intende sopperire alla diminuzione delle entrate? Sicuramente, almeno nel primo periodo, mi dedicherò a capire bene come funzione l’azienda Federazione, individuare le potenzialità e le aree di sofferenza per poter avere un quadro preciso e poter prendere le decisioni del caso. Alcuni elementi sono però abbastanza chiari: occorre investire nella erogazione dei servizi a favore dei soci. Del resto, con sempre più difficoltà si aderisce a un organizzazione di tutela e rappresentanza come la Federazione, cosi come ad un Consorzio solo per il fatto di esserci. Oggi bisogna essere bravi a convincere il socio che a stare con te ne deriva un effettivo vantaggio.

In passato la funzione di direttore della azienda Federazione e quella di dirigente cooperativo, nel senso di rappresentanza politico-istituzionale, sono stati spesso convergenti. Ritiene che seguirà anche lei questa impronta o si concentrerà più sul ruolo di tecnico? L’impronta che è stata data durante la selezione e i primi contatti avuti con il Presidente Fezzi, evidenziano che l’esigenza primaria è di occuparsi dell’azienda Federazione. La parte politico istituzionale la vedo meglio collocata sul Presidente, sul Consiglio di Presidenza o sui Consiglieri di Amministrazione. Io mi ritengo un tecnico e credo fondamentale, almeno nella fase iniziale del mio mandato, concentrami sul riuscire a convincere i dipendenti e i soci del movimento, che l’aria di insicurezza che soffia in questo peridio possa essere superata e si possa lavorare con ottimismo verso un rilancio della Federazione e del suo ruolo.

Lei proviene da una lunga esperienza di direzione di un organo pubblico e dovrà ora confrontarsi con una azienda che tutela e rappresenta un sistema di imprese, quelle cooperative appunto. Seppur con un’articolazione in termini di rappresentanza simile al Consorzio dei Comuni Trentini da cui lei proviene. Crede che troverà delle difficolta a muoversi in un terreno diverso da quello in cui ha maturato la sua esperienza? Certamente da una parte mi ha dato una enorme soddisfazione il fatto che un soggetto privato come la Federazione della Cooperazione, abbia scelto come direttore una persona che proviene si da una società privata (il Consorzio Comuni ha caratteri privativi) ma comunque partecipata dall’ Ente Pubblico. Ritengo che l’aver scelto il direttore del Consorzio dei Comuni Trentini è la conferma che il sistema pubblico o “pubblico allargato” trentino, ha saputo e sappia esprimere professionalità che possono andare oltre quella squisitamente pubblica. Dall’altra la preoccupazione di dare in mano le redini a una persona che viene dal quel percorso può sollevare qualche perplessità. Ma su questo sarà mio compito riuscire a convincere tutti con i risultati. Un’ultima domanda.

La Cooperazione Trentina ha come elemento di distintività l’aggregazione di tutti i settori (credito, consumo, agricoltura, lavoro, servizi, sociale e abitazione), crede che sia opportuno rafforzare le sinergie tra settori? Sicuramente si. De resto anche il Presidente Fezzi nel suo intervento di insediamento ha fatto riferimento all’esigenza di investire sulla capacità del sistema cooperativo di fare rete. In tal senso sono convinto che qualche investimento su questo fronte possa e debba essere fatto, del resto mai come in questo contesto, la sinergia crea un valore più grande della somma dei singoli elementi.