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Intervista a Mauro Fezzi: Presidente della Federazione Trentina della Cooperazione - Aprile 2017

La Cooperazione Trentina stà vivendo un periodo di grandi cambiamenti. Il più emblematico riguarda il settore del Credito ma anche per il Consumo, l’Agricoltura e il Sociale le sfide che si prospettano nel prossimo futuro sono molto significative. A seguire l'intervista integrale al Presidente Fezzi, rilasciata per i lettori del Giornale delle Giudicarie.

Buongiorno presidente Fezzi, sono passati sei mesi dalla sua elezione a presidente della Federazione Trentina della Cooperazione. Che bilancio traccia di questo primo periodo?

Quello che penso io vale poco, importanti sono le cose avviate. Sei mesi sono pochi per realizzare qualcosa, perché c’è sempre una prima fase di analisi e conoscenza dell’ambiente dove si lavora, a cui seguono la progettazione e realizzazione. Credo che sul tema della consapevolezza e dell’analisi del contesto siamo a buon punto. Ho maturato la convinzione che il sistema cooperativo sia certamente complesso, ma anche straordinariamente vivo e capace di esprimere idee e fatti di grande spessore. Stiamo cercando di aggiornare le “regole” e modernizzare il modello: su questo c’è un tavolo di lavoro sulla riforma dello Statuto che è molto vicino a licenziare un documento da sottoporre al Consiglio. Abbiamo completato la fase di ricerca del nuovo direttore che si è conclusa con la nomina del dott. Alessandro Ceschi. Sono convinto che, insieme alla struttura, sarà in grado di imprimere il giusto ritmo per un rilancio della Federazione. Ci sono molti dossier aperti, in particolare sul credito e sul consumo. Si procede un passo alla volta cercando di limitare i danni e, con il contributo di tutti, provare a costruire scenari nuovi.

 

Lei è un profondo conoscitore del mondo agricolo, sia per via delle sue origini che per l’esperienza professionale che ha maturato. Un settore, quello agricolo, che rappresenta una delle anime del movimento cooperativo e che in questi anni, ha visto rafforzare la capacità di garantire redditività ai soci ed essere volano di sviluppo economico. Dal suo osservatorio quale è la sfida del mondo agricolo per i prossimi anni?

Verrebbe da dire che se le cose vanno bene, è bene lasciarle andare così. In realtà il mondo agricolo che apparentemente può essere considerato tra i più “conservatori” tra i comparti economici, in realtà negli ultimi anni ha subìto una fortissima accelerazione in termini di cambiamento e modernità. L’agricoltura di oggi è molto più attenta di ieri ai bisogni di salute delle persone, di tutela dell’ambiente, del benessere degli animali (nel caso della zootecnia). E la tecnologia è entrata prepotentemente anche nelle aziende agricole. Stiamo assistendo ad un ritorno “alla terra” da parte di molti giovani, in parte perché costretti dalla crisi occupazionale, in larga parte per convinzione, anche grazie ad una solida formazione tecnica fornita in particolare da San Michele. Credo che le sfide per il futuro debbano per forza partire proprio da qui: sostenibilità ambientale, con grande attenzione al biologico, innovazione, attenzione alla persona. L’agricoltura gioca un ruolo fondamentale anche in chiave intersettoriale, soprattutto da noi, terra di montagna, di condizioni difficili ma anche straordinario bacino turistico, dove l’eccellenza e la specificità possono essere valorizzate. In questo contesto sono molto utili tutte le iniziative volte a cogliere le molte opportunità derivanti dalla presenza di tanti ospiti che possono essere ambasciatori dei nostri prodotti verso l’esterno.

Cassa Centrale Banca con il presidente Fracalossi e il direttore Sartori, sta con successo chiudendo l’operazione di Capogruppo di rilievo nazionale con l’adesione di oltre cento Casse Rurali e Bcc. Che ruolo avrà in questa riorganizzazione la Federazione Trentina della Cooperazione? E quali saranno le ripercussioni sull’azienda Federazione?

Non è ancora possibile rispondere in maniera compiuta a questa domanda. È vero peraltro che tutto il mondo del credito cooperativo segue in maniera compatta il percorso avviato dal Cassa Centrale Banca, che pare destinato a conseguire gli obiettivi proposti in maniera molto positiva. Tuttavia rimangono ancora aperti passaggi organizzativi fondamentali per la costruzione del nuovo modello di credito cooperativo. Il ruolo degli enti associativi è uno di questi. Sappiamo per certo, questo sì, che molte funzioni di consulenza e di controllo attualmente in capo alla Federazione dovranno essere esercitate dalla capogruppo. Si aprirà quindi una trattativa con Cassa Centrale Banca per il passaggio dei nostri collaboratori alla capogruppo. Rimane però, a nostro avviso, un ruolo importante della Federazione nei confronti della Casse Rurali in quanto cooperative che fanno parte di un sistema territoriale. Radicate sul territorio, vere e proprie “istituzioni” di servizio alle proprie comunità. Ben venga quindi una capogruppo solida e competitiva in grado di presidiare al meglio la funzione “bancaria” delle nostre Casse Rurali. È garanzia sia per le Casse che, soprattutto, per i soci e clienti. Ma crediamo non possa venire meno nemmeno un sostegno forte della Federazione dal lato più “comunitario”, per non dire sociale, delle nostre banche territoriali. Perché, oltre gli slogan, dovranno continuare a dimostrare di essere efficienti e nello stesso tempo vicine alle proprie comunità. Non riesco ad immaginare il sistema cooperativo trentino senza le Casse Rurali.

Anche nel mondo della cooperazione di consumo stiamo assistendo a importanti operazioni di riorganizzazione, sia tra le Famiglie Cooperative, impegnate a garantire i servizi ai soci; sia a livello di Consorzio di riferimento, il SAIT che ha annunciato tagli al personale e rinegoziazioni con i fornitori. In riferimento al ruolo dei consorzi, come vede il braccio di ferro tra SAIT e DAO, e quali possono essere gli scenari futuri per la cooperazione di consumo, schiacciata da una forte concorrenza del mercato dei grandi gruppi privati?

Non vorrei creare eccessive aspettative su questo punto. Parlarsi è sempre un bene, perché Sait e Dao agiscono nello stesso bacino cooperativo, pur nel rispetto dei diversi ruoli e della distintività delle rispettive aziende. Ma non mi aspetto risvolti clamorosi a breve. Piuttosto, è una cosa buona provare a traguardare il futuro in un tempo medio lungo, dove le nostre piccole guerre interne rischiano di sciogliersi in scenari molto diversi dagli attuali. Infatti, occorre sapere che i “concorrenti” non sono i vicini di casa, ma soggetti che arrivano fuori dal Trentino, gruppi molto organizzati, ed interessati a fette di mercato facilmente aggredibili nelle zone più popolate e non certo a servire piccole comunità, come fanno invece molto bene le Famiglie Cooperative aderenti a Sait e anche quelle che hanno aderito a Dao, come pure i dettaglianti. Forse su questo qualche ragionamento si può fare. Nel rispetto della concorrenza.

Il settore LSSA conosciuto anche come “varie” rappresenta una molteplicità di cooperative, anche molto diverse tra loro, dal sociale all’ICT. Che ruolo avrà questo settore nel futuro della cooperazione trentina e cosa sta facendo la Federazione per agevolarne lo sviluppo.

Se ragioniamo in termini di sviluppo, è chiaro che è lì che dobbiamo guardare. I comparti agricolo, credito e consumo sono ormai maturi e, anzi, sono in corso processi di aggregazione. Molte cooperative di produzione e lavoro sono cresciute molto e rappresentano eccellenze nei loro settori. Oggi per stare sul mercato è necessario avere una buona organizzazione e una solida struttura. Poi c’è tutto il comparto dell’economia “white”, legata al benessere e alla salute delle persone. È in atto una riforma dei modelli di welfare, dal momento che il sistema basato sul sostegno dell’ente pubblico è sempre meno praticabile. Credo che la Cooperazione possa giocare una partita molto importante. E poi l’innovazione. Le cooperative di Ict stanno dialogando tra loro, è presto per parlare di consorzio, tuttavia è importante marciare tutti nella stessa direzione. Credo che in futuro ci sia sempre più bisogno di innovazione tecnologica. Dalle cooperative “cosiddette varie” mi aspetto anche la risposta più convincente in fatto di incremento dell’occupazione e dell’imprenditorialità giovanile. Questo è il campo su cui si misura la cooperazione trentina, soprattutto nei servizi alla prima infanzia e anziani.

Un’ultima domanda. Oggi torna centrale una riflessione sull’autogoverno dei territori alpini perché la “modernità” ha iniziato un percorso di demolizione graduale di quella che era una tradizione di autogoverno. Quale può essere la via affinché la cooperazione torni a essere espressione di consapevolezza civica e per certi versi “benigna” della nostra autonomia?

Di fatto l’approccio cooperativo rappresenta la premessa dell’autogoverno, perché i soci aderiscono volontariamente al modello e attraverso lo stesso affrontano i bisogni della comunità. Bisogni che sono diversi da quelli di ieri. In particolare il terzo settore può rappresentare la strada lungo la quale costruire servizi a fronte dei bisogni del territorio e assieme ad essi garantire nuova occupazione. Lavorare insieme, perché insieme potremo avere anche per il futuro la capacità di creare benessere per tutti attivando le tante energie non solo operative ma anche intellettuali per poter corrispondere alle necessità, che con i moderni mezzi tecnologici possono consentirci di operare anche a favore di altre comunità.