Un autunno caldo per il Trentino - Settembre 2017
L’autunno 2017 si appresta ad essere un periodo molto intenso per il Trentino. La cooperazione alle prese con la revisione del suo statuto e la ridefinizione della rappresentanza delle sue diverse componenti, in seno al Consiglio di Amministrazione oltre alla responsabilità di identificare uno o più candidati al ruolo di Presidente per l’Assemblea elettiva del prossimo Giugno 2018; La politica alle prese con la scadenza della legislatura provinciale e le prossime elezioni che si terranno alla fine del prossimo anno. E ancora prima le prove generali, ovvero le elezioni politiche che porteranno a Roma, non si sa ancora con quale legge elettorale, i rappresentanti del popolo trentino.
Ma la cosa che appare chiara in questa fase storica, e che forse è quella che più interessa ai cittadini, è la necessità di una evoluzione del nostro sistema politico-istituzionale. Un sistema, che appare sempre più “inadeguato” ad affrontare le gravi questioni che quotidianamente si propongono a cittadini, famiglie ed imprese in ambito sociale ed economico. Capire, comprendere la natura e le cause di tale “inadeguatezza” è esercizio indispensabile, prima ancora di fornire delle risposte. L’inadeguatezza del nostro sistema politico ed istituzionale, infatti, non può essere ridotta ad una questione solo “locale o interna” cosi come non va confinata tutta all’esterno del contesto locale. Oggi siamo sempre più “coinvolti” nella complessità di fenomeni e di processi la cui scala o la cui natura fanno parte di dinamiche nazionali o internazionali e quindi esorbitano, sono fuori dalla sfera delle prerogative della nostra speciale autonomia. Gli esempi sono molti: Il riordino del sistema del credito cooperativo fortemente voluto dagli organi centrali europei e declinato all’insegna delle grandi concentrazioni; Le dimensioni dei fenomeni migratori sia di immigrazione, con le tragiche cause che li alimentano, sia di emigrazione; Le dinamiche geopolitiche e il protagonismo economico di nuovi ed immensi mercati come quello cinese o indiano; L’impatto delle Tecnologie. Oggi Il web tocca tutte le persone e tutte le imprese e il suo impatto forse non è ancora compreso totalmente. Nei prossimi anni assisteremo alla progressiva automazione di tutte quelle attività che hanno un contenuto routinario, assisteremo sempre più alla digitalizzazione dei servizi con i benefici straordinari che ne derivano, le opportunità economiche ma anche le conseguenze, le ripercussioni sulle abitudini, sulle professioni, sui rischi che il web si porta in dote. Certo il Trentino ha sempre dovuto e saputo interpretare le grandi trasformazioni economiche e sociali che si sono succedute nelle diverse epoche storiche. Ciò è certamente accaduto e ancora oggi sono molteplici le testimonianze che stanno lì a dimostrare la reattività e operosità del Trentino. Pensiamo al sistema dell’istruzione, dell’alta formazione e della ricerca; al sistema cooperativo; all’impianto istituzionale territorialmente diffuso; all’infrastrutturazione culturale e sociale ( i vigili del fuoco volontari per tutti). Eppure il rischio che oggi corriamo di un Trentino “piccolo e solo” forse non è mai stato così incombente nel “percepito” nel “vissuto” quotidiano di cittadini, famiglie ed imprese. Lo possiamo constatare da una serie di indizi. Sul versante sociale assistiamo al calo della partecipazione politica ed associativa; al calo delle iscrizioni all’università dovuto soprattutto a causa di problemi economici delle famiglie ; a parrocchie ed oratori sempre più vuoti. Sul versante del capitale economico: nell’impoverimento del contesto produttivo e della sua competitività; nel calo degli investimenti sulle infrastrutture economiche. A rafforzare questo senso di incertezza diffuso, si aggiungono le contestazioni alle autonomie speciali messe in atto – senza distinzione di schieramenti politici - dal sistema delle Regioni a statuto ordinario e da aree sempre più estese del sistema istituzionale nazionale. Una condizione che rischia di aumentare lo smarrimento, la disaffezione e la paura. Di questo, tra l’altro, si alimenta il populismo che sullo smarrimento costruisce meccanismi di facile raccolta di consenso e la funzione della politica viene messa in crisi nella sua dimensione più intima e cioè quella che agisce in quel peculiare rapporto, quella relazione di prossimità che salda le istituzioni autonomistiche con le sue comunità e viceversa. E’ su questa fragilità che oggi deve essere ripensato concretamente un progetto politico Su questa fragilità si incrociano infatti gli estremi di un progetto che deve essere unitario perché nell’integrazione di comunità, istituzioni, soggetti politici e politiche si assicura forza e valore al nostro percorso autonomistico. E non sarà un caso se è da una fragilità che prende le mosse un nuovo progetto politico. Non un caso, perché l’autonomia, l’autogoverno è prima di tutto una risposta positiva alla fragilità; La fragilità dei territori di montagna, difficili, precari, segnati dal limite. Ed è proprio la risposta condivisa e partecipata al limite che nel tempo, la nostra comunità ha saputo declinare nell’autonomia e nella sua originale rappresentazione politica. La crisi economica deve essere un’occasione per pensare e rilanciare. Del resto la libertà di decidere cosa fare del territorio è fondamentale in montagna altrimenti l’alternativa è abbandonare tutto. Lo spopolamento della montagna c’è nei posti dove non c’è l’autogoverno delle terre alte. L’aiuto della Pubblica Amministrazione non può più e non deve più essere assistenzialistico. In montagna deve esserci la produzione agricola, la filiera del bosco, ci devono essere le motivazioni economiche per restare e popolare le nostre valli. Il modello corretto è certamente quello che si radica sul tessuto sociale e culturale delle nostre comunità, che valorizza le risorse, gli asset del nostro territorio, anche attraverso una programmazione dello sviluppo di filiera (agroalimentare, del turismo legato alla salute,) puntando su ciò che non è delocalizzabile.