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I miei articoli

Dal 2012 collaboro con il Giornale delle Giudicarie.
Di seguito puoi trovare tutti i miei articoli.
Buona lettura!


Chi Pilota le Cooperative? - Febbraio 2014

Il 29 Gennaio scorso, la IV Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, riunita a Roma nel Palazzo della cooperazione ha sancito la nascita della “nuova, unitaria ed unica associazione di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative italiane”. Giuliano Poletti riconfermato Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane per il 2014 parla di una casa comune che farà crescere l’integrazione delle tre centrali (Legacoop, AGCI e Confcooperative ) fino alla nascita di un’unica centrale cooperativa. Costituire un’unica organizzazione di rappresentanza cooperativa nazionale è un atto tanto concreto quanto inedito nel nostro Paese essendo la storia piena di associazioni che si spaccano. L’obiettivo è l’identità comune e per costruirla, riferisce Poletti durante il suo intervento, questa associazione deve essere nuova, soprattutto perché deve essere costruita pensando alle cooperative che nasceranno.

Il secolo trascorso, continua Poletti, era dei consumi di massa ora siamo entrati nel secolo della personalizzazione, in cui saltano tutti gli strumenti di intermediazione e dove c’è esigenza di apportare una sana razionalizzazione senza aumentare i costi. Settori e territori dovranno seguire un percorso analogo, innanzitutto costituendo i coordinamenti nei territori dove ancora non ci sono. Balza subito all’attenzione che quanto è in atto a livello nazionale, in Trentino è già realtà. Ma questo accentua ancora di più l’urgenza di avviare processi di innovazione a livello organizzativo, tecnologico e di gestione dentro le nostre cooperative e dentro il movimento.

Se l’autonomia è l’anima del nostro territorio, la cooperazione è il suo corpo, è l’ecosistema fatto di uomini e donne, di competenze e professionalità, di lavoro e solidarietà attraverso cui questa anima può continuare a esistere e ad esprimersi con efficienza e responsabilità diffusa. Quali allora le leve su cui lavorare per adeguare il modello cooperativo alle attese e alle esigenze che cambiano? Quali sono gli errori che dobbiamo evitare di commettere? Quali le strade nuove? Alcuni spunti per rispondere a queste domande possiamo trarli dalle considerazioni emerse durante il convegno “chi pilota le cooperative” svoltosi a fine 2013 presso la Confederazione Italiana degli Agricoltori del Trentino.

Un interessante dibattito che ha evidenziato, nonostante siano in atto cambiamenti dentro le cooperative dovuti all’innovazione dei processi, agli strumenti tecnologici che consentono di conoscere, formarsi e scambiarsi opinioni più rapidamente, come ancora sia forte l’esigenza di promuovere la partecipazione responsabile dei soci al governo dell’impresa. Un tema che però non può essere riferito solo a una volontà dei gruppi dirigenti in quanto risulta indispensabile che i soci siano effettivamente consapevoli e liberi di esercitare questo ruolo, che deve essere promosso e sostenuto anche dove l’interesse del socio alla vita cooperativa non è diretto, verso quei soci quindi che non lavorano in una cooperativa ma che utilizzano i servizi di una banca o acquistano i prodotti in una cooperativa di consumo.

Un tema quello della partecipazione che impatta i modelli di governance delle cooperative. Poletti in particolare nella sua relazione porta all’attenzione come esistano differenze tra piccole e grandi imprese, ma dal punto di vista della effettiva partecipazione responsabile del socio, non c’è alcun automatismo diretto tra dimensione e capacità di assicurarla. Esistono piccole cooperative che non riescono o non hanno mai impostato metodologie e procedure per garantire la partecipazione dei soci cosi come esistono invece grandi cooperative che hanno investito su questo producendo un clima che vede nel socio che partecipa una risorsa che aiuta a governare meglio la cooperativa, non un fastidio da evitare.

Mettere a disposizione dei soci tutte le informazioni e formare le persone a saperle leggere. In sintesi strutturare la partecipazione, perché le cose non capitano a caso, ma vengano decise. Fare attività di formazione per i soci, attivare meccanismi di qualificazione, organizzare percorsi che consentano di creare bacini significativi di nuovi amministratori con un’adeguata rotazione nella composizione dei consigli, fare sì che i giovani assumano la loro responsabilità: sono tutte attività che vanno decise sulla base di regole condivise. Perché senza regole si corre il rischio di determinare situazioni nelle quali un cooperatore si considera o viene considerato come indispensabile.

Alberto Carli